Kappa, sponsor della nazionale di calcio, sostiene la dittatura birmana

13 giugno 2002 –  Il Coordinamento Nord Sud del Mondo e la Rete di Lilliput hanno lanciato una campagna di pressione nei confronti di BasicNet/Kappa per chiederle di cessare la commercializzazione di capi di abbigliamento sportivo prodotti in Birmania, paese retto da una spietata dittatura militare.
(per informazioni: Ersilia Monti, Claudio Portugalli (glt-lentesuimprese@retelilliput.org)

La cartolina della campagna

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, unendo la propria voce a quella dell’opposizione democratica e del sindacato birmano in esilio, che chiedono da anni alle imprese occidentali di non investire nel paese, ha adottato nel 2000 una risoluzione che raccomanda ai governi di rivedere le loro relazioni con il regime birmano a causa dell’uso sistematico del lavoro forzato, particolarmente diffuso in agricoltura, nell’edilizia, nella costruzione di aree industriali per l’export, nei trasporti per l’esercito. Tutte le attività economiche del paese sono controllate dai militari che sono sempre presenti creando joint-venture obbligatorie sia con le società straniere che con quelle nazionali. La giunta militare attira investitori stranieri con la promessa di nessuna libertà sindacale e paghe fra le più basse al mondo.

A seguito di pressioni pubbliche molte imprese multinazionali hanno già abbandonato la produzione in Birmania. Ultima in ordine di tempo Triumph, marca di abbigliamento intimo, oggetto della campagna promossa dalla rete europea della Clean Clothes Campaign alla quale gli iscritti a questa lista hanno partecipato.

Una vittoria importante è già stata conseguita: la recentissima liberazione del Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi dopo 19 mesi di arresti domiciliari.
Seguendo le indicazioni della leader birmana e della Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (ICFTU), che si sono espressi per il mantenimento del boicottaggio economico fino al ritorno di un regime democratico, la campagna chiede a BasicNet, proprietaria del marchio Kappa, e alle aziende che lasciano la Birmania, di predisporre un piano sociale e adeguati risarcimenti per i lavoratori e di impegnarsi nell’adozione di un codice di condotta basato sul rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, completo di strumenti per il suo monitoraggio indipendente.

La campagna prende avvio con i mondiali di calcio che ci vedranno impegnati in iniziative di
sensibilizzazione sulle condizioni di lavoro nell’industria mondiale degli articoli sportivi
(www.retelilliput.org – www.cleanclothes.org).

SPEDISCI IL SEGUENTE MESSAGGIO A BASICNET (con un copia/incolla o
direttamente dal sito www.retelilliput.org):

Spett.le
BASICNET
Attenzione Sig. Marco Boglione
Boglione@basic.net

Ho scoperto che la vostra societa’, attraverso il marchio Kappa e Robe di Kappa, commercializza abbigliamento sportivo prodotto in Birmania.
Questa attività sostiene finanziariamente e moralmente un regime che viola sistematicamente i
diritti umani ed e’ stato condannato dall’Organizzazione internazionale del lavoro per l’utilizzazione sistematica di lavoro forzato.
Aung San Suu Kyi, premio nobel per la pace 1991 e rappresentante legittima del popolo birmano, cosi’ come numerose organizzazioni del paese, tra cui il sindacato in esilio FTUB, invitano le imprese straniere a ritirarsi dal paese. Essi sono consapevoli dell’impatto che questo appello puo’ avere sui lavoratori interessati.
Sotto il regime brutale e corrotto della giunta militare birmana, la BasicNet non puo’ garantire ai lavoratori impiegati il rispetto dei loro diritti umani e sindacali piu’ elementari, banditi dal regime militare al potere. E’ inaccettabile che dopo il ritiro di molte aziende dell’ abbigliamento, tra cui Triumph e Fila, la vostra azienda continui a operare in questo modo, in considerazione anche del fatto che sponsorizza la nazionale italiana di calcio.
Io le domando di assumere la sola misura possibile che consiste nel vostro ritiro totale dalla
Birmania prevedendo un piano sociale che permetta la riconversione dei lavoratori interessati e di impegnarvi nell’adozione di un codice di condotta basato sul rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, completo di strumenti per il suo monitoraggio indipendente. In attesa di una sua risposta porgo cordiali saluti.

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