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SFRUTTAMENTO MONDIALE
ADIDAS e NIKE #PayYourWorkers
Mentre in Australia e Nuova Zelanda si disputano i Mondiali di calcio femminile 2023, gli attivisti e le attiviste della Campagna Abiti Puliti “scendono in campo” per far luce sulle responsabilità e lo sfruttamento nelle catene di fornitura dei più importanti marchi sportivi del mondo, anche principali sponsor della competizione: Adidas e Nike.
A Bolzano, grazie all’organizzazione partner OEW, e a Modena, grazie alla preziosa collaborazione di UISP, si disputeranno delle partite di solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici tessili, per chiedere alle aziende di assumersi le proprie responsabilità e pagare finalmente quanto dovuto.
La maggior parte della produzione di Adidas e Nike avviene in Paesi in cui i sistemi di protezione sociale sono inadeguati, se non addirittura inesistenti. E questo per i lavoratori e le lavoratrici ha significato rimanere senza stipendio quando la propria fabbrica ha chiuso i battenti.
Una coalizione di oltre 200 organizzazioni per chiedere ai marchi e ai distributori della moda di pagare alle lavoratrici e ai lavoratori tessili quanto dovuto: rinunciando soltanto a 10 centesimi di profitto su ciascuna t-shirt venduta, aziende come Amazon, Nike e Next potrebbero permettere a queste persone di sopravvivere alla pandemia. Sul nuovo sito della coalizione, pubblicato oggi, tutte le informazioni e le richieste ai marchi.
Milioni di lavoratori hanno lottato per sfamare le proprie famiglie da quando i marchi li hanno abbandonati lo scorso marzo. Le aziende hanno risposto alla crisi rifiutandosi di pagare gli ordini e utilizzando la diminuzione della domanda di abbigliamento per ottenere prezzi ancora più bassi dai fornitori. Questo ha comportato una diffusa perdita di posti di lavoro e di reddito, spingendo tante persone sempre più a fondo nella povertà e nella fame.
A un anno dall’inizio della crisi, molti marchi sono tornati a fare profitti, raggiungendo persino traguardi record, mentre i lavoratori nelle loro catene di fornitura lottavano per sopravvivere.
Next e Nike sono dei cosiddetti “Super Winners” essendosi ripresi rapidamente dalle perdite della pandemia e iniziando a realizzare nuovamente profitti. Amazon ha fatto ancora meglio e ha registrato un aumento di quasi il 200% dei profitti, salendo a ben 6,3 miliardi di dollari nel primo anno della pandemia. Queste aziende possono e devono garantire che i lavoratori non paghino il prezzo della pandemia con i loro salari di povertà.
La campagna #PayYourWorkers, che riunisce 200 sindacati e organizzazioni della società civile di 35 diversi Paesi, chiede ai marchi di fornire immediato sollievo ai lavoratori dell’abbigliamento e di sottoscrivere impegni vincolanti per riformare il loro settore in rovina.
In particolare chiediamo che aziende come Amazon, Nike e Next paghino quanto dovuto ai lavoratori durante la pandemia, rispettino il diritto di organizzarsi e i contratti collettivi, si assicurino che i lavoratori non vengano mai più lasciati senza un soldo se la loro fabbrica fallisce aderendo alla proposta di fondo negoziato di garanzia per le indennità di fine rapporto e disoccupazione.
Sophorn Yang, presidente della Cambodian Alliance of Trade Unions, ha dichiarato: “I lavoratori in Cambogia hanno perso milioni di dollari di salari durante la pandemia a causa delle azioni dei marchi. È tempo che le aziende riconoscano la posizione di potere che occupano nelle catene di fornitura di abbigliamento e calzature e si assumano la responsabilità dei salari dei lavoratori che gli garantiscono miliardi di dollari di profitti ogni anno“.
Tra i 200 aderenti troviamo Filcams-CGIL, che rappresenta i lavoratori del Commercio, Turismo e Servizi, e le organizzazioni FAIR, Altraqualità, Fondazione Finanza Etica, Guardavanti onlus, Movimento Consumatori, Manitese, Fairwatch, FOCSIV, IFE Italia, Lungotavolo45, Attac Italia, Corodinamento Nord Sud del mondo. Durante tutta questa settimana i sindacati e gli attivisti saranno impegnati in azioni di piazza e online per far sentire la voce dei lavoratori.
FIRMA LA PETIZIONE
Milioni di operai e operaie dell’abbigliamento nel mondo stanno perdendo il lavoro senza alcuna indennità, oppure non stanno ricevendo integralmente lo stipendio (che già è una paga da fame). La maggior parte di queste persone sono donne. La fame costringe quelle che hanno ancora un lavoro a mettere a rischio la propria vita andando a lavorare non in condizioni di sicurezza.
Con #PayYourWorkers, chiediamo a tutti i marchi che producono abbigliamento, a cominciare da Amazon, Nike e Next di:
- Pagare ai lavoratori e alle lavoratrici delle loro filiere il salario integrale per tutta la durata della pandemia;
- Garantire che i lavoratori e le lavoratrici non siano mai più lasciati/e in mezzo a una strada in caso di fallimento della fabbrica: lo possono fare aderendo alla proposta di fondo negoziato di garanzia per le indennità di fine rapporto; e
- Assicurare la libertà di associazione sindacale e il diritto di contrattazione collettiva;
Una grande mobilitazione globale per chiedere ad Adidas di pagare le proprie lavoratrici. Guarda le azioni in tutte le città italiane!
In otto fabbriche fornitrici di Adidas in Cambogia, i lavoratori aspettano 11,7 milioni di dollari in salari solo per i primi 14 mesi della pandemia, cioè 387 dollari per lavoratore.
400.000 lavoratori e lavoratrici in Karnataka, India, aspettano quasi 60 milioni di dollari di salari non pagati. Shahi Exports, il principale esportatore del paese, è diventato il primo a impegnarsi a pagare gli arretrati.
Questa è una grande vittoria: è ora che altri fornitori della regione seguano l’esempio.
Dopo più di un anno di campagna, 200 ex dipendenti che hanno prodotto i camici di Grey’s Anatomy nella fabbrica #IndustriasFlorenzi in El Salvador hanno vinto la loro lotta per il trattamento di fine rapporto!
Barco Uniforms, che ha commissionato i camici, ha contribuito con più di 1 milione di dollari per le lavoratrici e i lavoratori!
Il pagamento segna un risultato importante e aiuterà i lavoratori e le loro famiglie, a risollevarsi dopo mesi senza risarcimento legalmente dovuto.
Un risultato ottenuto grazie alla combinazione straordinaria tra lotta delle lavoratrici e dei lavoratori e una campagna di mobilitazione internazionale che ha visto protagonisti anche tutti voi!
Quando una fabbrica chiude i lavoratori spesso vedono andare in fumo il loro trattamento di fine rapporto e i principali marchi e distributori non garantiscono il rispetto dei loro diritti.
Con la campagna #PayYourWorkers, chiediamo a tutti i marchi di abbigliamento di contribuire a un Fondo Globale di Garanzia del TFR, in modo che lavoratrici e lavoratori dell’abbigliamento non debbano più lottare per anni per ricevere ciò che gli spetta per legge.
ATTIVATI
Amazon è diventata un’enorme distributore di moda, con oltre 100 marchi e profitti
miliardari. Ma i suoi lavoratori e lavoratrici stanno affrontando un aumento delle violazioni sindacali e indennità non pagate. Dì ad @Amazon #PayYourWorkers
www.payyourworkers.org #MakeAmazonPay
Gli addetti all’abbigliamento, al magazzinaggio e alle consegne in tutta la catena di @Amazon difendono il loro diritto a una retribuzione equa e alla libertà sindacale!
#MakeAmazonPay TUTTI i suoi dipendenti: www.payyourworkers.org #PayYourWorkers #RespectLabourRights
Io sto con i lavoratori e le lavoratrici in Cambogia e Bangladesh che invitano @Amazon a #PayYourWorkers e #RespectLabourRights https://act.makeamazonpay.com/allworkers/ #MakeAmazonPay
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