Giovedì 25 febbraio 21 lavoratori sono morti alla Garib & Garib Sweater Factory in Gazipur, Bangladesh a causa di un incendio scoppiato per la seconda volta in sei mesi.

Leggi il primo resoconto e di seguito l’aggiornamento sulle cause della tragedia e su quanto hanno fatto finora i soggetti coinvolti dopo tragica notte del 25 febbraio.

Unisciti alla campagna per chiedere ai marchi, al proprietario dell’azienda e al governo del Bangladesh di assumere impegni immediati per assicurare giustizia alle vittime ed evitare che tragedie come questa accadano in futuro. Il numero dei morti nell’industria tessile bengalese dal 2000 è salito a 230. Data la chiara conoscenza dei rischi collegati alla mancata sicurezza nelle fabbriche tessili di Dhaka, la mancanza di prevenzione equivale ad una negligenza criminale.

Agisci subito!

Cosa è successo alla Garib?
Un’indagine autorizzata dal governo per verificare le cause dell’incendio informa che ha avuto origine da un corto circuito elettrico al secondo piano della fabbrica.
Il fuoco è immediatamente divampato fino agli altri piani grazie a sostanze e prodotti infiammabili come i filati di lana. Durato quasi due ore, il fuoco ha prodotto un denso fumo nero e ha consumato l’ossigeno nell’aria, soffocando i lavoratori. Il fumo non poteva fuoriuscire grazie alla scarsa ventilazione e alla presenza di strutture non autorizzate utilizzate per lo stocccaggio di materiali altamente infiammabili in cima al palazzo. I lavoratori non potevano scappare perchè le uscite erano chiuse a chiave e i materiali bloccavano le scale. Gli estintori erano “praticamente inutili” secondo il Dhaka Fire Service and Civil Defence e, secondo le testimonianze, nessuna delle guardie di sicurezza in servizio sapeva come operare con estintori e idranti.

Il 7 marzo le famiglie dei deceduti hanno ricevuto 200.000 Taka (circa 2.085 euro) di risarcimento. I feriti sono stati ricoverati in diversi ospedali di Dhaka. Non ci sono notizie sui prossimi passi che saranno intrapresi per completare il risarcimento, visto che 200.000 Taka sono del tutto insufficienti. Occorre inoltre predisporre risarcimenti di lungo periodo sia per le famiglie delle vittime che per i feriti. La fabbrica rimarrà chiusa per il mese di marzo. Poichè il 10 di marzo i lavoratori della Garib hanno ricevuto il pagamento dello stipendio di febbraio (inclusi i giorni successivi all’incendio), essi rimangono in attesa dei pagamenti relativi al periodo di chiusura della fabbrica.

Audit fallimentari

La Clean Clothes Campaign ha contattato le imprese committenti europee e statunitensi che secondo testimonianze si rifornivano alla Garib & Garib Sweater Ltd. La svedese H&M ha risposto alla CCC che sta lavorando insieme all’italiana Teddy, proprietaria del marchio Terranova, per la definizione del risarcimento dei lavoratori feriti e delle famiglie dei defunti. Accogliamo positivamente questa prima iniziativa per rispondere alle esigenze dei lavoratori e delle famiglie delle vittime, tuttavia sollecitiamo tutti i clienti ad assicurare soluzioni di lungo periodo con il coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.

Desta preoccupazione il fatto che H&M neghi i problemi strutturali della sicurezza alla Garib & Garib. Secondo l’audit condotto ad ottobre del 2009 le uscite di emergenza erano chiaramente indicate, come gli estintori. In ogni caso, l’indagine del governo ha evidenziato che le cause principali dei decessi sono state l’insufficiente sistema di ventilazione e una struttura d’acciaio illegale installata sul tetto dell’edificio di sette piani.

L’inadeguatezza del sistema di ispezione non poteva essere meglio dimostrata. Il movimento per la difesa dei diritti del lavoro esprime da anni una forte critica verso i sistemi di ispezione che falliscono nel rilevare l’assenza di conformità giorno per giorno. Registrare semplicemente l’esistenza di uscite di emergenza non serve, se le scale sono bloccate. Allo stesso modo la disponibilità di estintori non è sufficiente, se nessuno sa come usarli. Coinvolgere i lavoratori nel monitoraggio delle condizioni di salute e sicurezza resta un prerequisito fondamentale per assicurare che tali incidenti non accadano in futuro.

Inoltre, data la pericolosità dell’industria tessile bengalese, non è possibile che le carenze negli standard di sicurezza rilevate dagli audit siano mantenute segrete. L’intera industria tessile dovrebbe diventare più trasparente e verificabile da parte dei lavoratori coinvolti, anche attraverso la condivisione dei rapporti con i sindacati, il governo e tutti gli stakeholders.

Responsabilità
Tristemente l’incendio non era solo evitabile, era anche prevedibile e pertanto per nessuna ragione può essere definito un incidente. Dal 2000 la Clean Clothes Campaign insieme ai suoi partner in Bangladesh richiede una decisa revisione del settore tessile bengalese in seguito al ripetersi di incidenti fatali come quest’ultimo, tutti con le stesse caratteristiche – inclusi il blocco delle scale con materiali e prodotti, la chiusura a chiave delle porte, la pessima ventilazione, l’assenza o inadeguatezza degli estintori e la mancanza di personale formato per casi di emergenza. Ad oggi nè il governo, la Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association (BGMEA) o i marchi internazionali hanno assunto misure sufficienti e strutturali per migliorare il settore industriale.

Sosteniamo quindi completamente le richieste che provengono dai sindacati bengalesi e dalle organizzazioni dei lavoratori indirizzate al proprietario della Garib & Garib, al governo, al BGMEA e ai marchi internazionali.

Chiediamo al proprietario della fabbrica, al governo del Bangladesh, al BGMEA, ai marchi e ai distributori  internazionali che si rifornivano presso la Garib & Garib di:

1.    assicurare l’immediato pagamento di 500.000 Taka alle famiglie dei lavoratori deceduti;

2.    assicurare che trattamenti medici appropriati e risarcimenti necessari per i lavoratori feriti siano garantiti (in accordo con un parere medico indipendente);

3.    adottare misure efficaci per il risarcimento delle vittime nel lungo periodo, coinvolgendo il governo, il proprietario, i marchi committenti, il BGMEA, il sindacato e I rappresentanti della società civile nel processo decisionale;

4.    rendere pubblici tutti i rapporti d’inchiesta, inclusi quelli dei clienti internazionali e degli agenti, sulle le condizioni di lavoro alla Garib & Garib Sweater Ltd.;

5.    assicurare una inchiesta credibile, coinvolgendo le organizzazioni dei lavoratori e per i diritti umani, sulle circostanze che hanno permesso che una tale tragedia accadesse, e rendere pubblici i risultati

6.    applicare in maniera seria tutte le leggi relative alla salute e alla sicurezza e assicurare risorse sufficienti per l’ispettorato del lavoro e la gestione (anonima) delle denunce dei lavoratori e dei sindacati. I lavoratori dovrebbero avere accesso a tutte le informazioni per esporre denuncia e essere informati sugli sviluppi

7.    riconoscere il diritto dei lavoratori ad organizzarsi in sindacati scelti liberamente e il diritto dei sindacati di contattare i lavoratori e condurre tutte le attività necessarie a rappresentare veramente i suoi membri

Inoltre chiediamo al governo in particolare di:
1.    assicurare una inchiesta penale credibile sull’incidente e l’apparente trascuratezza delle norme in materia di salute, sicurezza ed emergenza, e assicurare l’arresto immediato e il processo penale per ogni presunto colpevole

2.    rivedere le leggi esistenti in material di salute, sicurezza ed emergenza, sulla base di una indagine imparziale e trasparente a partire dagli incidenti analoghi accaduti negli ultimi anni

Infine chiediamo alle imprese clienti della Garib & Garib di:
1.    Sostenere pubblicamente le domande indirizzate al governo e assicurare la loro applicazione
2.    Negoziare direttamente con il sindacato per assicurare che tutte le azioni richieste e le misure di risarcimento siano effettive

Vi preghiamo di agire subito! Inviate le vostre lettere al proprietario della Garib&Garib Sweater Ltd, al governo del Bangladesh, al BGMEA e ai marchi internazionali H&M and Teddy, proprietario del marchio Terranova.