tunis
15/01/2011 
L’Italia è con quasi 5 miliardi di euro di interscambio il secondo partner commerciale [della Tunisia] dopo la Francia. Soprattutto  – racconta l’inviato del Sole 24 ore Alberto Negri – è il paese che ai tempi di Craxi e Andreotti ha insediato Ben Alì, come testimoniò in modo inequivocabile il capo del Sismi, Fulvio Martini, alla Commissione stragi del Parlamento il 6 ottobre 1999”

In Tunisia ci sono oggi oltre 800 aziende italiane. Il primo posto lo occupa il tessile-abbigliamento, con 300 piccole e medie imprese,  ma anche con grandi gruppi come Benetton, Miroglio-Gvb, Marzotto e Tacchini.

Nella città di Kasserine, uno degli epicentri della rivolta popolare, Benetton possiede uno stabilimento, rimasto chiuso per giorni in seguito ai disordini, dove produce maglieria e denim. In Tunisia sono presenti anche imprese come Replay e Diesel: il paese è considerato il regno del denim, un operaio costa 200 euro al mese, per 10 anni non si pagano tasse. Le lavanderie industriali che servono il settore possono contare fino a 500 addetti, come l’azienda di Alessandra Ingrosso, trevigiana, con sede ad Hammamet.

(Il Sole 24 ore, 11/1/2001, 15/1/2011; La Tribuna di Treviso, 14/1/2011)