Appello della società civile Europea per una politica internazionale degli investimenti che promuova uno sviluppo sostenibile e lavoro dignitoso Gli accordi internazionali di investimento danno alle imprese multinazionali il diritto di agire legalmente contro Stati sovrani di fronte a tribunali di arbitrato internazionali. Gli investitori e le società di consulenza legale utilizzano questa possibilità in modo crescente e non esitano a sfidare le misure di tipo sociale, ambientale o economiche realizzate dai governi, laddove queste siano ritenute pregiudizievoli della redditività dei loro investimenti. È prevedibile un rapido incremento di queste controversie legali investitori – Stati contro l’Europa, se la politica dell’Unione Europea continuerà a dare agli investitori internazionali simili diritti privilegiati.
Il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1 dicembre 2009, ha trasferito la competenza sugli investimenti esteri dai 27 Stati membri all’Unione Europea. La Commissione Europea, il Consiglio e il Parlamento Europeo, stanno discutendo in questo momento i contenuti e l’indirizzo della futura Politica degli Investimenti dell’Unione Europea. Si tratta di un momento decisivo, viste le trattative in corso per Accordi di Libero Commercio e di Investimento che l’Unione Europea sta negoziando con l’India, la Malesia, il Canada, il Mercosur ed altre nazioni, mentre si preparano nuovi accordi sugli investimenti con paesi come la Cina e la Russia.
Gli accordi internazionali di investimento danno alle imprese multinazionali il diritto di agire legalmente contro Stati sovrani di fronte a tribunali di arbitrato internazionali. Gli investitori e le società di consulenza legale utilizzano questa possibilità in modo crescente e non esitano a sfidare le misure di tipo sociale, ambientale o economiche realizzate dai governi, laddove queste siano ritenute pregiudizievoli della redditività dei loro investimenti. È prevedibile un rapido incremento di queste controversie legali investitori-Stati contro l’Europa, se la politica dell’Unione Europea continuerà a dare agli investitori internazionali simili diritti privilegiati.
Gli Accordi Internazionali di Investimento minacciano le basi democratiche dell’azione dei governi e l’interesse pubblico. Le organizzazioni firmatarie chiedono alle istituzioni Europee e ai governi degli Stati Membri dell’Unione Europea di sviluppare una politica degli investimenti equilibrata, che faccia assumere obblighi chiari agli investitori e protegga il diritto dei governi di creare regole tese a promuovere l’interesse pubblico, il lavoro dignitoso, i diritti umani e la sostenibilità ambientale.
La normativa sugli investimenti europei per il futuro dovrà:
· indicare chiaramente – all’interno degli accordi di investimento – gli obblighi cui gli investitori dovranno attenersi, con particolare riguardo ad aree come i diritti umani, la protezione ambientale, il lavoro dignitoso e la responsabilità delle imprese;
· utilizzare un linguaggio più preciso e restrittivo nel definire i diritti legali degli investitori
· abolire il meccanismo unilaterale e riservato di risoluzione delle controversie tra investitori e stati
· assicurare che le misure realizzate e applicate dai governi per difendere o sviluppare interessi pubblici non possano più essere messe in discussione perché considerate come una “espropriazione indiretta” degli investimenti
· includere in modo sostanziale una prospettiva sociale e ambientale
Tutte le negoziazioni in corso per Trattati Bilaterali di Investimento da parte dei singoli Stati membri dell’Unione dovrebbero essere sospese. Gli attuali Trattati Bilaterali di Investimento dovrebbero quindi essere sottoposti a nuova valutazione e sostituiti per armonizzarli ai principi di uno sviluppo sostenibile, della promozione di un lavoro dignitoso e dell’equità sociale.
Gli accordi internazionali di investimento danno alle imprese multinazionali il diritto di agire legalmente contro Stati sovrani di fronte a tribunali di arbitrato internazionali. Gli investitori e le società di consulenza legale utilizzano questa possibilità in modo crescente e non esitano a sfidare le misure di tipo sociale, ambientale o economiche realizzate dai governi, laddove queste siano ritenute pregiudizievoli della redditività dei loro investimenti. È prevedibile un rapido incremento di queste controversie legali investitori-Stati contro l’Europa, se la politica dell’Unione Europea continuerà a dare agli investitori internazionali simili diritti privilegiati.
Gli Accordi Internazionali di Investimento minacciano le basi democratiche dell’azione dei governi e l’interesse pubblico. Le organizzazioni firmatarie chiedono alle istituzioni Europee e ai governi degli Stati Membri dell’Unione Europea di sviluppare una politica degli investimenti equilibrata, che faccia assumere obblighi chiari agli investitori e protegga il diritto dei governi di creare regole tese a promuovere l’interesse pubblico, il lavoro dignitoso, i diritti umani e la sostenibilità ambientale.
La normativa sugli investimenti europei per il futuro dovrà:
· indicare chiaramente – all’interno degli accordi di investimento – gli obblighi cui gli investitori dovranno attenersi, con particolare riguardo ad aree come i diritti umani, la protezione ambientale, il lavoro dignitoso e la responsabilità delle imprese;
· utilizzare un linguaggio più preciso e restrittivo nel definire i diritti legali degli investitori
· abolire il meccanismo unilaterale e riservato di risoluzione delle controversie tra investitori e stati
· assicurare che le misure realizzate e applicate dai governi per difendere o sviluppare interessi pubblici non possano più essere messe in discussione perché considerate come una “espropriazione indiretta” degli investimenti
· includere in modo sostanziale una prospettiva sociale e ambientale
Tutte le negoziazioni in corso per Trattati Bilaterali di Investimento da parte dei singoli Stati membri dell’Unione dovrebbero essere sospese. Gli attuali Trattati Bilaterali di Investimento dovrebbero quindi essere sottoposti a nuova valutazione e sostituiti per armonizzarli ai principi di uno sviluppo sostenibile, della promozione di un lavoro dignitoso e dell’equità sociale.