Ancora una volta la corte Thailandese ha rifiutato di concedere la libertà provvisoria a Somyot Pruksekasemsuk, l’attivista e giornalista accusato di lesa maestà e in carcere dall’Aprile 2011. Questo è l’ottavo rifiuto opposto dalla corte, nonostante Somyot non abbia mai usato violenza e i suoi sostenitori abbiano pagato una sostanziosa somma come cauzione. Come ha amaramente sottolineato un sostenitore “presto finiremo nel Guinness dei primati”. L’accusa rivolta a Somyot non è ancora stata provata e la sua prigionia ha suscito proteste in tutto il mondo. La libertà provvisoria è diventata un’istanza urgente, considerando che il processo ha messo a dura prova il giornalista sia fisicamente che psicologicamente. La corte dall’inizio del processo continua a spostare il prigioniero da una provincia all’altra della Thailandia: è stato trasportato per oltre 4000 chilometri obbligato ad indossare catene di metallo da oltre 10kg. A Febbraio il figlio ha sostenuto uno sciopero della fame di 112 ore (come il numero dell’articolo che incrimina Somyot) per chiedere alla corte di concedere la libertà provvisoria. Che cos’altro ancora si aspetta?