Sei mesi dopo il crollo del Rana Plaza, il più grande disastro della storia nell’industria dell’abbigliamento, un nuovo report della Clean Clothes Campaign e dell’International Labor Rights Forum esamina i progressi che sono stati compiuti finora sul tema dei risarcimenti verso i lavoratori colpiti da questa tragedia e le loro famiglie. CCC e ILRF sottolineano che, seppur alcuni passi avanti siano stati realizzati, ancora non è stato fatto abbastanza per evitare che i lavoratori e le lavoratrici feriti in maniera permanente precipitino in una situazione di indigenza irreversibile.
CCC e ILRF hanno sostenuto il sindacato internazionale IndustriALL nell’obiettivo di riunire intorno ad un tavolo i marchi internazionali che si rifornivano presso il Rana Plaza e tutte le altre parti in causa per discutere del processo di risarcimento. Il primo incontro, tenutosi lo scorso settembre a Ginevra e presieduto dall’ILO, ha prodotto un “Accordo” atto a predisporre un meccanismo di calcolo e di distribuzione dei risarcimenti alle famiglie del Rana Plaza e per istituire un fondo nel quale i marchi possono versare i propri contributi.
Ci sono segnali promettenti che questo Accordo, predisposto dal Rana Plaza Compensation Coordination Committee formato dai marchi, dal governo bengalese, dal BGMEA, da sindacati e Ong locali e internazionali, possa trasformare le richieste tanto attese di un risarcimento in realtà. Tuttavia, CCC e ILRF avvertono che resta vacante l’impegno della maggior parte dei marchi coinvolti nel disastro a contribuire ai fondi così disperatamente attesi.
Il report inoltre distingue tra i marchi che si stanno assumendo le loro responsabilità e quelli che non lo stanno facendo. Primark e Loblaw vengono segnalati per il loro impegno nel fornire i primi aiuti e, in particolare Primark, per aver definito un processo di distribuzione alle famiglie colpite. Queste due aziende, insieme a Benetton, finalmente sedutasi al tavolo negoziale multistakholder, e El Corte Ingles fanno parte del Coordination Committee. Mentre Inditex, Bon March e Mascot hanno segnalato la loro disponibilità a contribuire al fondo stabilito dall’Accordo.
A tutti gli altri brand collegati al Rana Plaza, invece, gli estensori del report chiedono di impegnarsi per aderire all’Accordo, per contribuire al fondo e per garantire che il risarcimento sia pieno e giusto. Questi marchi sono: Adler Modemärkt (Germania), Auchan (Francia), Camaieu (Francia), Carrefour (Francia), Cato Fashions (US), Children’s Place (US), LPP (Polonia), Iconix (US), JC Penney (US), Kids for Fashion (Germania), Kik (Germania), Mango (Spagna), Manifattura Corona (Italia), Matalan (UK), NKD (Germania), Premier Clothing (UK), Store 21 (UK), Texman (Danimarca), Walmart (US), YesZee (Italia), C&A (Germania/Belgio), Dress Barn (US), Gueldenpfennig (Germania) e Pellegrini (Italia).
La pubblicazione mette in evidenza anche il legame tra salari da fame e sicurezza, sottolineando come una paga bassa possa costringere le persone a continuare a lavorare in edifici non sicuri.
Il rapporto conclude, infine, con una serie di raccomandazioni da seguire per soddisfare i bisogni urgenti dei lavoratori colpiti dai recenti disastri e delle loro famiglie e per garantire riforme sostenibili per il settore da realizzare nel breve termine.