Lasciati senza lavoro, progettano una cooperativa
26 gennaio 2003 – Da tre mesi in presidio permanente nei locali del ministero del lavoro di Bangkok, dopo che i titolari si sono eclissati lasciandoli senza mezzi, i lavoratori della Bed and Bath Prestige mettono in atto una strategia di resistenza che ha dello straordinario. Intanto, sette macchine da cucire sfornano capi da vendere per sostenere la lotta. Ce la faranno? Dipende anche da noi.
(il caso, i volti, i racconti dei lavoratori della Bed and Bath sul sito della Thai Labour Campaign: www.thailabour.org)
Da quasi dieci anni, la Bed and Bath Prestige di Prapadaeng, proprietà di una coppia che controlla altre cinque aziende di confezioni, produce capi di abbigliamento sportivo e per bambini per conto dei maggiori marchi del settore, fra cui Nike, Levi’s, Adidas, Reebok, in misura minore Fila e Umbro, e almeno 40 altre case committenti della Haddad Apparel, una delle piu’ grandi aziende licenziatarie di vestiario per bambini.
Gli affari, per i coniugi Photikamjorn, sembravano andare a gonfie vele: in poco meno di dieci anni, i dipendenti della Bed and Bath erano passati da 20 a 900, e il giro d’affari era cresciuto in modo costante. Ma il 5 ottobre 2002, recandosi al lavoro come ogni giorno, gli operai trovano i cancelli dello stabilimento serrati e, fra alterne vicende, il 21 ottobre l’attivita’ viene dichiarata chiusa; contro i proprietari, resisi irreperibili, viene spiccato un mandato d’arresto. Per i dipendenti, alcuni con lunghi anni di lavoro alle spalle, e’ un duro colpo. Sono rimasti improvvisamente senza lavoro e senza interlocutori per poter esigere il pagamento dei salari arretrati e della liquidazione maturata. Resta l’amarezza e la rabbia per i duri anni di servizio trascorsi alla Bed and Bath: per i maltrattamenti, gli straordinari forzati, le multe illegali, le assenze per malattia e maternita’ calpestate, e per l’inutile cartellino appeso al collo con il codice di condotta plastificato della Nike. Reclamano piu’ di tutti giustizia i lavoratori del reparto spedizioni, costretti normalmente a lavorare fino a notte fonda, e fino alle 5 del mattino nei periodi di punta, per riprendere puntualmente il turno 3 ore dopo. Quando serviva, per togliere il sonno e aumentare il rendimento, era abitudine del titolare somministrare acqua da bere con l’aggiunta di anfetamine (sull’allucinante pratica del doping in fabbrica arrivano denunce anche dal Centroamerica).
LE INIZIATIVE DI LOTTA
I lavoratori della Bed and Bath non si danno per vinti, si accampano nei locali del ministero del lavoro e cominciano a mettere in atto forme di resistenza. Vogliono cio’ che gli spetta per legge, e che intanto a pagare siano il ministero e i committenti. Accusano i funzionari del ministero di scarso interesse al loro caso, smossi dall’apatia solo sotto il pungolo di una forte solidarieta’ internazionale, e il governo di non fare sul serio nella ricerca degli ex datori di lavoro. Nel frattempo 400 lavoratori con meno di un anno di servizio accettano l’offerta del ministero del lavoro: arretrati per un solo mese e niente liquidazione. Gli altri rifiuteranno a gennaio la proposta definitiva: due mesi di arretrati e uno di liquidazione.
In questi tre mesi gli ex dipendenti della Bed and Bath hanno tentato di tutto. Hanno scritto petizioni al primo ministro, ai leader politici asiatici, ai committenti, all’OIL, all’ONU, all’ambasciatore USA; sono andati in corteo, esibendo maschere e vistosi body painting, ovunque fosse possibile: parlamento, ministeri, ambasciata USA, la filiale della Nike ai cui rappresentanti hanno consegnato una lettera. Hanno organizzato serate di solidarietà, partecipato a incontri pubblici, sono stati presenti a tutti gli eventi cittadini piu’ importanti per raccontare la loro storia. Vendono fiori per finanziare la loro lotta e mangiano soltanto due volte al giorno. Chi non ha nessuno a cui affidare i figli, li ha portati con se’ al presidio; l’ultimo arrivato e’ un bimbo nato a dicembre. Il 9 gennaio i lavoratori hanno attuato una nuova forma di protesta. Sette di loro si sono fatti rasare a zero, ciocca per ciocca, dai loro compagni. E’ una forma di protesta forte per la cultura thailandese. Spiega un lavoratore: “I capelli sono parte inscindibile della vita che i genitori ci hanno donato. Tagliarli e’ come recidere la vita stessa”.
LA COLLEZIONE ‘MADE IN UNITY’
In realta’ i lavoratori nutrono la speranza. Un mese e mezzo fa hanno avviato una linea di produzione sperimentale di abbigliamento, t-shirt e camicie, per la collezione “MADE IN UNITY”. Sette macchine da cucire sono state portate al presidio e altre potrebbero aggiungersi. I capi sono venduti per finanziare le iniziative di lotta, ma l’intenzione dei lavoratori va oltre. Racconta Lek, la combattiva e instancabile coordinatrice della Thai Labour Campaign, ong tailandese affiliata alla Clean Clothes Campaign, che assiste i lavoratori della Bed and Bath: “Stiamo discutendo con i lavoratori l’ipotesi di costituire una cooperativa dopo che il caso sara’ risolto. Le liquidazioni serviranno a finanziarla. Avremo bisogno di molto aiuto per convincere Nike, Levi’s, Adidas o Reebok ad assegnare commesse alla cooperativa, ma questa volta nel rispetto dei principi dettati dai loro codici di condotta. Potrebbe uscirne un progetto pilota sull’applicazione dei codici. Penso pero’ anche di contattare organizzazioni di commercio equo, come Oxfam, per trovare un canale verso i consumatori che cercano abbigliamento pulito dal punto di vista della dignita’ del lavoro.” Aggiunge Lek: “Il mio posto in questo momento e’ a fianco dei lavoratori. Voglio aiutarli nelle scelte stilistiche, nella ricerca dei tessuti, nella commercializzazione. E’ un’iniziativa straordinaria, ho imparato tantissimo dalla lotta dei lavoratori della Bed and Bath”.
Per vedere le foto dei primi capi in produzione: www.thailabour.org al link ‘Workers’ alternative’
CHE COSA POSSIAMO FARE
In sostegno alla lotta dei lavoratori della Bed and Bath e’ partita una campagna internazionale. I lavoratori ci chiedono di:
1) scrivere alle grandi imprese committenti: Nike, Adidas, Levi’s (Reebok non ha piu’ rinnovato il contratto di licenza alla Haddad, che dava lavoro alla Bed and Bath, un anno fa) per invitarle a contribuire a un fondo di risarcimento in proporzione agli ordini assegnati e a esercitare pressioni sul governo affinche’ faccia altrettanto (Adidas rispondera’ che si serviva presso un’altra fabbrica dei coniugi Photikamjorn. Non vi preoccupate, scrivete lo stesso, questo sta solo a indicare falle nei sistemi di monitoraggio delle imprese che non sono in grado di controllare dove, di subfornitura in subfornitura, finisce la produzione). In questo momento non vi invito a scrivere a Fila in quanto stiamo tentando dei contatti preliminari.
2) scrivere al primo ministro thailandese per sollecitarlo a intervenire in favore dei lavoratori della Bed and Bath assicurando loro cio’ che gli spetta di diritto e avvertendo che la loro lotta pacifica e la solidarieta’ internazionale continueranno fino a che non sara’ fatta giustizia.
SCRIVI UNA MAIL A NIKE, ADIDAS E LEVI’S:
(oggetto: Bed and Bath Prestige Company – Thailand)
VP Corporate Responsibility
Nike, Inc.
e-mail: Maria.Eitel@nike.com
Frank Henke
Head of Environmental Affairs
Adidas-Salomon
e-mail: Frank.Henke@adidas.de
Patrick Neyts
Head of Environment, Health and Safety/Code of Conduct
Levi Strauss & Co.
e-mail: PNeyts@levi.com
c.c.: Thai Labour Campaign (campaign@thailabour.org)
Dear representative of Nike, Levi’s, Adidas,
I am writing to bring your attention to the situation facing workers at the Bed and Bath factory in Thailand.
These workers produced clothes for your company under conditions that contravened both Thai Laws and your company codes of conduct. According to a research conducted by the Thai Labour Campaign, workers were forced to work extensive overtime. In some cases they worked through the night, finishing at 5 a.m. and starting the next shift at 8 a.m. Workers claim that the factory owner put amphetamines in their drinking water so they could work through the night. In October, the factory closed its doors and the factory owner Mr. Chaiyapat Phothikamjorn and Ms. Uayporn Songpornprasert have disappeared, owing Bed and Bath workers back wages and severance pay. The workers, some of whom have young children, are in a desperate economic situation.
I call upon you to write to the Thai government urging to pay workers what they are owed. I believe that your company too can play a role in seeing that these workers receive the financial compensation that they are owed. Based on the percentage of production carried out for your company at Bed and Bath, your company should pay a percentage of what is owed to the workers who produced your goods.
Your companies profited from the exploitation of these workers, your responsibility toward them should not end now that the factory has closed.
Sincerely,
(nome, cognome, eventuale organizzazione di appartenenza)
SCRIVI UNA MAIL AL PRIMO MINISTRO THAILANDESE
(oggetto: Bed and Bath Prestige Company – Thailand)
public@thairakthai.or.th
fax (662) 282-8587, 282-8631
Dear Prime Minister Thaksin,
This is a call for you to personally intervene in ending the suffering of the Bed and Bath (Prestige) Company workers in Bangkok. Bed and Bath Prestige Co, Ltd. was until very recently a very profitable factory based in Bangkok specializing in the manufacturing of children’s apparel for such corporate giants as Nike, Reebok, Adidas, Levi’s and others.
The company was managed by Mr. Chaiyaphat Photikamjorn with other members of the Photikamjorn family acting as directors and shareholders. The workers’ plight began in early October when Bed and Bath was suddenly and without explanation shut down. There was no notice and in violation of the law of Thailand the workers were not given any compensation. Moreover, the wages that were earned towards the end of the company’s existence have not been paid. An arrest warrant has been issued for Mr. Photikamjorn and his principle partner Ms Uayporn Songpornprasert. However, the deadline for apprehending these two people has come and gone and authorities of your Government are no closer than they were a month ago to securing the wages and compensation for these poor workers. This is unjust and to the watching world, unacceptable.
The workers are only asking for their rights as required under Thai law. Namely, that they be paid their compensation and back wages. Bed and Bath became very wealthy through a systematic mistreatment of these poor workers. There is currently much documented evidence of this. One of the most egregious examples involved forcing the workers drink Amphetamine laced water in the workplace and “fining” them if they insisted on drinking some other beverage. This behavior along with the non payment of compensation and back wages is totally illegal and makes a mockery of your Government’s ‘White Factories Program’.
The workers have made it clear that they cannot and will not give up. They will continue to protest PEACEFULLY at the Ministry of Labour until justice is done. As this letter demonstrates, with each day knowledge of and support for the workers of Bed and Bath are growing both in Thailand and internationally. In all of Thailand you Mr. Prime Minister are in the best position to see that justice is done for the workers. This is a call for you to resolve this situation and put an end to these sorts of labour practices that so damage Thailand’s reputation in the eyes of the world. Like the workers of Bed and Bath their growing legion of supporters cannot and will not give up. This is a call on you to do what is right and legal. It is a call on you and your Government to ensure that the Bed and Bath workers receive their compensation and outstanding back wages as prescribed by Thai law.
Sincerely,
(nome, cognome, eventuale organizzazione di appartenenza)