Leader sindacale dei lavoratori dell’abbigliamento assassinato in Cambogia
(fonti: ICFTU, Reuters, BBC, Human Rights Watch, AP, AFP, Radio Free Asia e fonti locali) (In coda trovate il sunto di un recente studio della Cisl internazionale sull’industria dell’abbigliamento in Cambogia).
13 febbraio 2004 – Chea Vichea, 36 anni, leader del Sindacato libero dei lavoratori del regno di Cambogia (FTUWKC) e’ stato ucciso a colpi d’arma da fuoco il 22 gennaio scorso mentre leggeva il giornale in un chiosco affollato di Phnom Penh. Vichea era stato fra i fondatori del partito di opposizione di Sam Rainsy che aveva lasciato per dedicarsi completamente all’impegno sindacale in difesa dei lavoratori dell’industria dell’abbigliamento pur continuando a mantenere stretti legami col partito. La sua morte fa seguito a quella di altri tre membri dell’opposizione, assassinati nelle prime settimane di gennaio. Al suo funerale hanno partecipato 10 mila persone, forte la presenza delle operaie tessili. La Cisl internazionale ha presentato una denuncia all’Organizzazione internazionale del lavoro: Vichea aveva ricevuto numerose minacce di morte ed era riuscito in un’occasione a identificarne gli autori, malgrado cio’ non gli e’ stata concessa alcuna protezione.
Nell’aprile 2003 Vichea era stato licenziato insieme al segretario generale e a 30 iscritti al FTUWKC per aver svolto attivita’ sindacale all’interno della fabbrica di abbigliamento INSM nella provincia di Phnom Penh. Solo in un caso era riuscito a ottenere giustizia, nel settembre 2003, facendo condannare il capo del servizio di sicurezza che l’aveva aggredito mentre volantinava davanti a una fabbrica per invitare i lavoratori a partecipare alla manifestazione del primo maggio. Poco dopo la sua morte, altri iscritti al suo sindacato sono stati fatti oggetto di minacce. C’e’ forte scetticismo fra gli esponenti dell’opposizione politica e sindacale in merito agli arresti effettuati negli ultimi giorni di persone sospettate dell’assassinio di Vichea; il FTUWKC rivolge un appello alla comunita’ internazionale affinche’ il governo di Hun Sen riceva forti pressioni che lo inducano ad avviare un’indagine seria e imparziale che porti all’arresto dei veri assassini e dei mandanti dell’omicidio.
SCRIVIAMO AL PRIMO MINISTRO DELLA CAMBOGIA per chiedere che sia fatta luce sul caso e sia garantito ai cittadini della Cambogia l’esercizio dei propri diritti senza dover temere di perdere la vita (devo dirvi che ho tentato piu’ volte di spedire il fax ma senza successo, se non ci riuscite, spedite per posta).
Mr. Hun Sen
Prime Minister
Kingdom of Cambodia
Phnom Penh
Fax: 00855-23-88-06-24
Re: Killing of FTUWKC President Chea Vichea
Dear Prime Minister Hun Sen,
We are contacting you to express our outrage at the January 22nd murder of trade union leader Chea Vichea. We call upon you to publicly denounce this brutal killing and take immediate steps to investigate and bring to justice those who organized and carried out Vichea’s murder.
As the president of the Free Trade Union of the Workers of the Kingdom of Cambodia (FTUWKC) Vichea was an important leader in the struggle for workers’ rights in Cambodia. His death is a tragic loss to the movement to improve the lives of workers in your country. This blatant attempt to silence the voice of workers, particularly the women and men in the garment and textile industries, who are organizing and pushing for improvements cannot be tolerated.
In addition to taking clear and decisive action to bring Vichea’s killers to justice, we believe the Cambodian government must take steps to ensure that assassinations like this do not happen again. In recent months a number of people (or their family members) who have voiced criticisms of your government have been killed, apparently with impunity. Not only trade unionists and other rights activists, but all the people of Cambodia must have the freedom to freely voice their opinions, without fear of reprisals. When threatened, they must be given the protection they need. According to a variety of sources, Vichea had received numerous death threats and was forced to go into hiding a number of times, however he was reportedly denied police protection, with tragic results.
Chea Vichea was a courageous man who undertook an important and difficult work to push for positive change in Cambodia; as a result he lost his life. We urge you to give your personal attention to this very serious matter. Please keep us informed of the progress made by any governmental inquiry into Vichea’s killing.
Sincerely,
(nome, cognome, eventuale organizzazione di appartenenza)
La Cisl internazionale ha pubblicato il mese scorso un dossier sull’industria dell’abbigliamento in Cambogia (http: //www.icftu.org/displaydocument.asp?Index=991218894)
Riassunto:
CAMBOGIA: I LAVORATORI DEL SETTORE TESSILE DI FRONTE A UN DESTINO INCERTO (ICFTU Online, 23 gennaio 2004)
Nel gennaio 2005 la fine dell’Accordo multifibre, che stabiliva quote di esportazione per il settore tessile, mettera’ la Cambogia in diretta concorrenza con paesi come la Cina che hanno una manodopera molto piu’ economica e ricattabile. Riuscira’ l’industria trainante della Cambogia a evitare il tracollo? In che modo il sindacato potra’ continuare a difendere i diritti dei lavoratori? Di questo si occupa il nuovo studio della Confederazione internazionale dei sindacati liberi, che sottolinea la relativa liberta’ sindacale di cui godono i lavoratori cambogiani rispetto ad altri paesi della regione asiatica, sebbene licenziamenti e intimidazioni siano all’ordine del giorno. Sono riportate le dichiarazioni del leader sindacale Chea Vichea, assassinato a Phnom Penh il 22 gennaio scorso. Sebbene vi sia stato qualche timido segnale di miglioramento in seguito all’accordo siglato nel 1999 con gli Stati Uniti, che lega le esportazioni al rispetto dei diritti sindacali, e di cui lo studio tenta un bilancio, le condizioni di vita e di lavoro dei 200 mila occupati del settore tessile, per il 90 per cento donne, restano molto dure. Lo studio si sofferma inoltre sul destino tragico di tante giovani donne cambogiane che non hanno possibilita’ di scelta fra lo sfruttamento in fabbrica e il racket della prostituzione.