Dopo aver annunciato il 29 luglio la sua offerta per l’aumento dei minimi salariali, il governo del Bangladesh ha fatto sapere che non avrebbe tollerato oltre il clima di “anarchia” che si sarebbe instaurato nell’industria tessile al culmine di un periodo di violente agitazioni sindacali. La proposta di portare a 3 mila taka (32 euro) le retribuzioni mensili degli addetti del settore non soddisfa tuttavia le richieste dei lavoratori che continuano a protestare per le strade, incuranti dei mandati di arresto che sono stati emessi in questi giorni a centinaia contro di loro e contro diversi esponenti di organizzazioni non governative.

La repressione ha colpito in particolare, con estrema durezza, il BCWS,  una delle più autorevoli organizzazioni a difesa dei diritti dei lavoratori, accusata in un documento ufficiale governativo di “aver fomentato disordini e agitazioni nel settore dell’abbigliamento”. Una vera e propria caccia all’uomo, ad opera di diversi settori degli apparati di polizia, si è scatenata contro esponenti e membri dello staff del BCWS, con pestaggi e intimidazioni nei confronti di familiari e colleghi, e tentando di estorcere con l’inganno informazioni utili per rintracciare il luogo dove hanno trovato rifugio. Il personale del BCWS preso di mira dalle autorità ha buoni motivi per temere per la propria sicurezza e per quella di familiari e colleghi, e corre seri rischi di subire una detenzione illegale e un trattamento disumano e degradante per mano delle autorità.

Scrivete (ancora una volta) alle autorità del Bangladesh per chiedere che siano ritirate le denunce penali e garantita protezione ai leader dei lavoratori sotto attacco. Poiché ci sono fondati motivi per ritenere che un’azienda in particolare, la Nassa Global Wear company, sia coinvolta nella repressione verso il BCWS, vi chiediamo di inviare un messaggio al titolare del Nassa group per condannare il suo comportamento.

Scrivete qui

(scrivete nell’oggetto della lettera al governo: Withdraw criminal cases against BCWS
scrivete nell’oggetto della lettera al Nassa group:  Stop harmful actions against BCWS)

Approfondite il caso


Proposta governativa per i nuovi minimi salariali.

Il 30 luglio il governo del Bangladesh ha annunciato di voler portare il salario minimo mensile a 3 mila taka (32 euro) con decorrenza 1. novembre 2010. Nella somma proposta verrebbero calcolati 2 mila taka di paga base, 800 taka di contributo per l’affitto dell’alloggio e 200 taka per l’assicurazione sanitaria. La retribuzione per gli apprendisti salirebbe a 2.500 taka (27 euro) contro gli attuali 1.200 taka (13 euro).

Un’amara delusione per i lavoratori che avevano chiesto 5 mila taka (72 dollari) e per le organizzazioni sindacali che si erano espresse con chiarezza sul fatto che 3 mila taka non sarebbero stati sufficienti per soddisfare le necessità di base dei lavoratori e delle loro famiglie, e neppure a far fronte all’enorme rincaro del costo della vita degli ultimi anni. Resta forte inoltre la preoccupazione circa i tempi previsti per l’introduzione dei nuovi minimi: se la decorrenza fosse effettivamente il primo novembre, come proposto dal governo, i lavoratori riceverebbero ai primi di settembre, per la festività dell’Eid, una gratifica annuale più bassa, essendo quest’ultima rapportata al salario minimo in vigore.

 

Mandati di arresto

L’annuncio dei nuovi minimi ha riacceso le proteste dei lavoratori che hanno affrontato le forze dell’ordine in violenti scontri per le strade cui sono seguiti numerosi arresti e migliaia di denunce, spesso presentate in modo anonimo. La stampa ha riportato dichiarazioni governative secondo cui all’origine dei disordini ci sarebbero “provocatori”, “sabotatori” e perfino “terroristi” che istigherebbero i lavoratori alla rivolta, un modo per sminuire l’importanza delle istanze che essi esprimono.
Il 31 luglio un quotidiano locale ha pubblicato una lista di dieci persone ricercate dalle autorità in relazione ai disordini, fra queste Kalpona Akter, Babul Akhter del BWCS e un consulente sindacale, Montu Ghosh, quest’ultimo arrestato la sera del 30 luglio. Gli altri leader sindacali citati nell’articolo sono Mahbub Islam, Bazlur Rashid Feruz, Moshrefa Mishu, Sultan Bahar, Nasim Nasrin, Ruhul Amin e Abul Hossain.

Nassa Global Wear

La causa immediata della revoca inflitta al BCWS dello stato giuridico di ong potrebbe ricollegarsi al sostegno offerto a un gruppo di lavoratori impegnati nel dare vita a un sindacato indipendente in una particolare fabbrica di abbigliamento, la Nassa Global Wear. I lavoratori si erano rivolti al BCWS nell’aprile scorso per chiedere assistenza nella risoluzione di una vertenza con i titolari dell’azienda, ufficiali dell’esercito in congedo, che potrebbero aver usato la loro influenza politica per far revocare al BCWS la registrazione come ong. A riprova di questo c’è il fatto che  i dirigenti della Nassa erano stati in grado di informare i lavoratori il 6 giugno dell’imminente chiusura del BCWS, quattro giorni prima che il BCWS ricevesse dagli uffici competenti la notifica ufficiale della cancellazione.

Il 19 giugno, tre giorni dopo che Aminul Islam era stato arrestato e percosso da poliziotti della sicurezza nazionale, l’azienda aveva sporto denuncia penale nei confronti di due membri dello staff del BCWS, fra questi Islam e 57 lavoratori, con l’accusa di aver picchiato dei dirigenti della fabbrica, commesso atti vandalici e sottratto beni di proprietà aziendale. Il BCWS riferisce che la denuncia è stata sporta presso la centrale di polizia di Ashulia, Babul Akhter e Aminul Islam vi figuravano come principali imputati. Segnala inoltre tensioni continue in fabbrica, tra cui il pestaggio di lavoratori da parte di “scagnozzi locali” dentro e fuori il loro posto di lavoro. Il 22 luglio, 40 lavoratori sono stati feriti alla Nassa, secondo le notizie trasmesse dalla tv nazionale.

Nassa Global Wear produce per diversi marchi europei e nordamericani, fra i più importanti Wal-Mart, Carrefour, Tesco e H&M. BCWS riferisce di aver discusso del caso con funzionari di  Wal-Mart in Bangladesh.