Il 19 dicembre, Somyot Prueksakasemsuk è stato trasportato dalla prigione Sakeaw a Petchaboon per la seconda udienza del processo che lo vede imputato per lesa maestà. Il giorno prima oltre 50 Magliette Rosse si sono radunate davanti a quel tribunale, con in mano una foto di Somyot e la scritta ” Free Somyot”.
Alle 09:00 Somyot è stato portato davanti alla corte in abiti da prigioniero e incatenato, nonostante la Truth For Reconciliation Commission avesse vietato l’uso di catene sui prigionieri e sospetti criminali, al fine di conformarsi con il principio sui diritti umani delle Nazioni Unite.
Somyot è apparso sorridente e con un aspetto migliore rispetto al primo processo a Sakeaw. Ha raccontato di essere stato trasferito da Sakeaw il 28 novembre scorso. Ha detto che le condizioni di Petchaboon sono abbastanza buone anche se la struttura è molto vecchia. “All’inizio non riuscivo a dormire bene perché il carcere era troppo affollato, i prigionieri sono aumentati da 200 a 2.000” Più tardi è stato trasferito in infermeria dopo aver comunicato che soffriva di gotta e ipertensione. Somyot ha detto che è molto difficile per lui adattarsi al nuovo ambiente del carcere e che non vuole trasferirsi a Songkha per l’udienza successiva. “Mi rifiuto di andare, il viaggio è molto lungo, e non sono certo che sarò al sicuro nel carcere Songkha. Alcuni prigionieri hanno dichiarato di poter uccidere uno che insulta la famiglia reale e per questo mi sento in pericolo. Questa è la ragione per cui non voglio andare a Songkha” ha dichiarato.
Per quanto riguarda il suo stato di salute, ha detto che si è preso cura di se stesso da solo esercitandosi quotidianamente. Alla domanda sul clima di Petchaboon, ha risposto “Abbastanza freddo, ma la mia famiglia mi ha portato dei maglioni, non vi preoccupate”. Ha raccontato ai giornalisti che, mentre era nel carcere di Petchaboon, molti delle Magliette Rosse sono venuti a fargli visita ogni giorno. Ha sorriso con piacere quando ha saputo che la mattina più di 50 Magliette Rosse si erano radunate davanti al tribunale con in mano una sua foto e la scritta “Free all the political prisoners” chiedendo di rilasciare Somyot e tutti i prigionieri politici. “Ben fatto, fate di più, non solo qui ma anche a Bangkok”, ha detto con volto sorridente.
La signorina Benja Homwann, l’ex amministratore di Voice of Taksin è stata l’unico testimone dell’accusa del giorno. Più di 70 persone sono venute per osservare e confortare Somyot. Non solo sostenitori delle Magliette Rosse, ma anche membri di altre organizzazioni internazionali.
La Homwann ha dichiarato di aver svolto mansioni da impiegata, controllando la posta elettronica e salvando o stampando gli articoli che Somyot doveva vedere. Non ha mai saputo se Somyot si occupasse di tutti gli articolo o no.
Nel pomeriggio, interrogata dall’avvocato della difesa, Mr. Suwit Thongnuan, ha poi dichiarato che Somyot firma i suoi articoli di Voice of Taksin con il suo vero nome e che non le risulta abbia mai usato pseudonimi prima. Uno degli articoli che lei aveva preso dalla posta elettronica e stampato perché Somyot lo visionasse era “the 6th Octerber from the KOM KWAM KID” firmato da un certo “Jit Pollachan”. La Homwann ha poi riferito che alcuni colleghi le hanno detto che quel Jit Pollachan fosse lo pseudonimo di Jakkapob Phenkhair.
Jakkapob Phenkhair è stato accusato di lesa maestà per il suo discorso sul sistema clientelare della Thailandia presso il Circolo della stampa estera nell’agosto del 2007. È scappato poi in un altro paese prima del giro di vite contro le Magliette Rosse da parte dell’esercito nel mese di aprile 2009.
La testimone ha detto all’avvocato della difesa che non ha mai incontrato Phenkhair Jakkapop e che non lo ha mai visto venire in ufficio. Lei sa solo che Jit Pollachan ha inviato molti articoli per essere pubblicati sulla rivista “Voce di Taksin”. “Ma io non so se Somyot abbia mai modificato gli articoli di Jit Pollachan o no, la mia responsabilità è quella di salvare e stampare perchè Somyot possa leggerli”.
Somyot sarà trasferito a Nakornsawan per la terza udienza e poi a Songkhla per la quarta. Suwit Thongnuan, il suo legale, ha chiesto al tribunale provinciale di trasferire Somyot in una prigione di Bangkok, visto che anche il testimone risiede a Bangkok. La corte di Petchaboon ha rifiutato e ha detto che non hanno alcun diritto di presentare tale richiesta, l’ordine è arrivato dal giudice penale e non può essere cambiato.
L’avvocato ha confermato che Somyot si rifiuta di andare a Songkhla. “Questi spostamenti in tutte le province sembrano essere fatti a posta per tenerlo a lungo lontano, isolato dalla sua famiglia e dagli amici, per rendere difficile alla famiglia e all’avvocato fargli visita, e per mettere a rischio la sua sicurezza. “Chiederemo al tribunale penale di annullare tale udienza, noi lo boicotteremo. Se vorranno costringere Somyot ad andare, dovranno legarlo e portarcelo di forza”.
Phee Jung, amico di Somyot che è venuto dalla Svizzera ha detto “Tutta la comunità internazionale in Europa e in America è sconcertata per la legge thailandese, sconcertata per la libertà del giornalista, per la sua libertà di espressione. Tutte le azioni della polizia e dell’esercito ci ha sorpreso molto” Per quanto riguarda la legge sulla lesa maestà e il caso di Somyot, ha detto “Somyot è solo un editore, quello che ha fatto è solo curare la rivista. Arrestare persone quando esprimono la loro opinione politica, si chiama violenza”. Ha anche sottolineato che tutte le preoccupazioni dell’Unione Europea su questa legge suggeriscono al parlamento e al governo thailandese di rivedere la legge il più presto possibile.
La terza udienza si terrà il 16 febbraio 2012 al tribunale di Nakornsawan.