Etichette di Benetton sono state ritrovate tra le macerie del Rana Plaza, l’edificio di otto piani crollato lo scorso 24 aprile a Savar, sobborgo di Dhaka in Bangladesh. Alcune t-shirts etichettate “United color of Benetton” sono state fotografate dall’agenzia AFP sulla scena del disastro. L’azienda, che in un primo momento ha smentito di rifornirsi presso le fabbriche crollate, è chiamata ora a chiarire il suo coinvolgimento nella tragedia.
La Campagna Abiti Puliti, inoltre, è in possesso di una copia di un ordine (link) di acquisto da parte di Benetton per capi prodotti dalla New Wave, una delle fabbriche del Rana Plaza, che annovera sul suo sito web anche l’azienda italiana tra i suoi clienti.
Chiediamo a Benetton, e a tutti i marchi italiani ed esteri coinvolti, di assumersi le responsabilità, in particolare:
– entrando in contando diretto con Abiti Puliti e i sindacati locali per fornire immediato supporto alle vittime della tragedia che hanno bisogno di cure, cibo e assistenza;
– assumendo l’impegno a contribuire al fondo di risarcimento per le famiglie delle vittime e per i feriti secondo quanto sarà stabilito in funzione della perdita di reddito presente e futura
– firmando il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement, un programma specifico di azione che include ispezioni indipendenti negli edifici, formazione dei lavoratori in merito ai loro diritti, informazione pubblica e revisione strutturale delle norme di sicurezza per rimuovere alla radice le cause che rendono le fabbriche del paese insicure e rischiose per migliaia di lavoratori;
Il bilancio delle vittime del crollo del Rana Plaza, cresce di ora in ora.
La triste conta è ormai arrivata a 371 morti accertati e circa 2500 feriti. L’incessante lavoro di specialisti e volontari ha permesso di portare in salvo circa 2400 persone, ma centinaia di persone potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie: la speranza di recuperarle in vita si esaurisce, purtroppo, con il passare delle ore.
“La gravità della situazione richiede un’assunzione di responsabilità immediata da parte dei marchi internazionali coinvolti, del governo e degli industriali bengalesi, che devono porre fine per sempre a tragedie come questa, l’ennesima per totale negligenza del sistema imprenditoriale internazionale”, dichiara Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti. “Aziende importanti come la Benetton hanno la responsabilità di accertare a quali condizioni vengono prodotti i loro capi e di intervenire adeguatamente e preventivamente per garantire salute e sicurezza nelle fabbriche da cui si riforniscono”