Undici dei brand e dustributori che si rifornivano presso le fabbriche coinvolte nei disastri della Tazreen e del Rana Plaza hanno partecipato al meeting sul risarcimento, facilitato dall’ILO, che si è svolto l’11 e il 12 settembre scorsi a Ginevra. Molte multinazionali hanno deciso di non partecipare, mostrando totale disprezzo per le 1900 persone ferite e per le famiglie degli oltre 1200 lavoratori e lavoratrici morti mentre producevano per loro.
L’Assistant General Secretary del sindacato internazionale IndustriALL, Monika Kemperle, ha dichiarato: “I consumatori saranno sconvolti dal fatto che a quasi sei mesi dal disastro del Rana Plaza un solo marchio ha fornito un risarcimento alle vittime. Rispetto quei brand che sono venuti al meeting. Ma non riesco a comprendere gli altri che non si sono seduti al tavolo”.
Riguardo al Rana Plaza dei 29 brand invitati solo 9 hanno scelto di partecipare mostrando la loro buona fede: Bon Marché, Camaieu, El Corte Ingles, Kik, Loblaw, Mascot, Matalan, Primark, Store Twenty One. Gli altri non si sono presentati: Adler, Auchan, Benetton, C&A, Carrefour, Cato Corp, The Children’s Place, Dressbarn, Essenza, Gueldenpfennig, Iconix Brand, Inditex, JC Penney, Kids Fashion Group, LPP, Mango, Manifattura Corona, NKD, Premier Clothing, PWT Group, Texman and Walmart.
IndustriALL, la Clean Clothes Campaign e il Workers Rights Consortium hanno proposto ai marchi presenti uno schema di risarcimento già utilizzato da altri marchi e distributori in precedenti disastri avvenuti in Bangladesh. Questo schema prevede il pagamento di un risarcimento per il dolore e la sofferenza e per la perdita di reddito a lungo termine. Per il Rana Plaza la cifra totale è di 74.571.101 dollari di cui ai marchi viene chiesto di contribuire per 33.556.996 dollari. Per la Tazreen servono 6.442.000 dollari, di cui 2.899.000 dai marchi.
Tale meccanismo è stato messo a punto da esperti internazionali che hanno delineato la best practice per la costituzione di un fondo, supervisionato da un comitato multilaterale, che potrebbe essere creato attraverso un accordo fra tutte le parti coinvolte. Su questo punto non è stato raggiunto un accordo in questo incontro, anche se i marchi presenti si sono impegnati a continuare le discussioni sul tema.
IndustriALL, la Clean Clothes Campaign e il Workers Rights Consortium sono favorevoli alla creazione di tale fondo e sollecitano tutte le parti in causa a lavorare insieme perché si attivi il più in fretta possibile.
Anche il Rappresentante Permanente del Bangladesh presso le Nazioni Unite a Ginevra, Md. Abdul Hanna, ha partecipato all’incontro.
I lavoratori bengalesi e i familiari delle vittime che speravano in aiuti immediati rimarranno delusi. Gli impegni presi dai marchi presenti dopo due giorni di trattative si limitano a:
– Incontrarsi nuovamente nelle prossime due settimane per condividere informazioni e strumenti, scambiare opinioni e valutare i prossimi passi;
– contribuire finanziariamente ad un fondo per aiutare i lavoratori feriti e le famiglie delle vittime, impegnandosi a velocizzare il processo di istituzione del fondo. Un comitato di coordinamento è stato creato per portare avanti il processo attraverso un forum multi-stakeholder allargato al governo del Bangladesh e fornitori, insieme ai marchi e ai rivenditori, ai sindacati e alle ONG.
– impegnarsi affinché il lavoro coordinato vada avanti, basandosi sull’assistenza iniziale che il marchio Primark (UK) ha già fornito alle vittime. Primark ha messo a disposizione la sua infrastruttura bancaria in loco per consegnare i fondi che vengono messi a disposizione in caso di emergenza.
Subito dopo l’incontro Primark si è impegnata a pagare altri tre mesi di salario a tutte le famiglie colpite come aiuto di emergenza. Sfortunatamente nessun altro brand presente si è impegnato a fare lo stesso.
ZM Kamrul Anam dell’IndustriALL Bangladesh Council ha chiesto ai marchi di agire rapidamente: “Apprezziamo che Primark abbia pagato tre mesi di salario alle famiglie delle vittime. Ma quando tornerò in Bangladesh mi chiederanno cosa altro è stato deciso qui. Quelle famiglie necessitano di cibo, medicine e alloggi. E’ fondamentale che tutti I marchi si uniscano a questa iniziativa. Esiste ancora qualche margine di attesa per definire un meccanismo di lungo periodo ma aiuti immediati per rispondere ai bisogni improcrastinabili delle famiglie vanno dati ora”
Al meeting sulla risarcimento per il disastro della Tazreen, C&A ha presentato la sua iniziativa per un congruo risarcimento per le vittime e ha dimostrato il suo costante impegno a trovare una soluzione definitiva. Anche Karl Rieker ha segnalato la disponibilità a contribuire ed è stato elogiato per la partecipazione positiva ala discussione.
A quest’altro incontro, però, mancavano all’appello: Delta Apparel, Dickies, Disney, El Corte Inglés, Edinburgh Woolen Mill, Kik, Li & Fung, Piazza Italia, Sean John, Sears, Teddy Smith, e Walmart.
L’Assistant General Secretary di IndustriALL, Monika Kemperle, ha dichiarato: “Il disprezzo dei marchi assenti per la difficile situazione dei lavoratori in Bangladesh le cui vite sono state distrutte dagli incidenti evitabili alla Tazreen e al Rana Plaza è sconvolgente. Vuote promesse e falsità fin dai giorni dei disastri dette per evitare di pagare cifre che rappresentano una minima percentuale del loro fatturato”.
Il General Secretary di UNI Global Union, Philip Jennings ha detto: “Walmart è il più grande distributore del mondo e uno dei più grandi acquirenti dal Bangladesh. Dovrebbe essere una guida nell’assunzione di responsabilità in virtù della catena di fornitura mondiale. Ancora una volta, invece, Walmart non è stata capace di impegnarsi con i lavoratori bengalesi che producono i milioni di abiti che generano i suoi profitti”.
Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti ha precisato che: “La Clean Clothes Campaign continuerà a fare pressione sulle imprese che non hanno partecipato perché si impegnino nel processo negoziato con i sindacati e forniscano aiuti immediati e concreti alle vittime, nel rispetto degli standard internazionali”
Infine L’Executive Director del Work Rights Consortium, Scott Nova, ha aggiunto: “E’ scaduto il termine per fornire assistenza alle vittime del peggior disastro industriale della storia per quei marchi e distributori internazionali che si sono approfittati del lavoro di queste persone. È impressionante non solo che siano pochissimi i marchi che si sono impegnati in qualche forma di aiuto concreto, ma che addirittura la maggior parte delle imprese coinvolte non si sia nemmeno presa la briga di presentarsi per discuterne”.