Genova, 3 giugno 2021
Pubblichiamo questa lettera aperta a RINA SPA dopo avere cercato invano un contatto proficuo con l’azienda al termine della procedura di mediazione negoziata di fronte al Punto di Contatto Nazionale dell’OSCE, che si è chiusa senza aver potuto raggiungere un accordo.
La Campagna Abiti Puliti con il Movimento Consumatori, insieme all’Ufficio Internazionale della Clean Clothes Campaign, European Center for Constitutional and Human Rights, Ali Enterprises Factory Fire Affectees Association, National Trade Union Federation Pakistan, Pakistan Institute for Labour Education and Research Pakistan, aveva presentato un reclamo dinanzi al Punto di Contatto Nazionale dell’OSCE l’11 settembre 2018 volto a far emergere le responsabilità di RINA nella vicenda dell’incendio scoppiato alla fabbrica Ali Enterprise in Pakistan nel 2012 in cui hanno perso la vita 250 persone. RINA, rilasciando 3 settimane prima dell’incendio il certificato SA8000, aveva garantito che la fabbrica era sicura. Il brand tedesco Kik, grazie ad una intensa campagna di pressione internazionale, è stato costretto a risarcire le vittime, ma a nostro avviso anche l’auditor RINA aveva chiare responsabilità, perché avrebbe dovuto rilevare e utilizzare il processo di audit per far riparare le gravi violazioni della sicurezza dell’edificio (dall’accumulo di materiali infiammabili, al piano ammezzato in legno costruito senza permesso e non a norma di legge, chiaramente visibile all’ingresso del blocco 1, all’impianto antincendio non adeguato e funzionante all’assenza di adeguate uscite e scale di emergenza, per citarne solo alcune). Un’ottima ricostruzione dei fatti è stata prodotta tramite una simulazione digitale dal Forensic Architecture, agenzia di ricerca indipendente basata alla Goldsmiths University di Londra ed è disponibile qui.
Abbiamo chiesto a RINA di farci vedere i rapporti di audit che hanno certificato come sicura la fabbrica Ali Enterprise, ma RINA si è rifiutata.
Abbiamo chiesto a RINA di assumersi le proprie responsabilità, ammettendo l’errore nell’aver concesso la certificazione SA8000 alla Ali Enterprise, errore che si è rivelato fatale per 250 persone, ma RINA si è rifiutata.
Abbiamo preteso che RINA contribuisse a ristorare economicamente le famiglie delle vittime dell’incendio, come ha fatto il proprio cliente Kik, ma RINA si è rifiutata.
RINA si è rifiutata di dare seguito non solo alle nostre richieste, ma anche alle soluzioni che il Mediatore aveva proposto per giungere a un accordo efficace. La procedura di mediazione si è dunque conclusa con un nulla di fatto (ci è rimasto solo il disappunto e lo stupore), e sebbene non si sia riusciti a giungere ad un accordo, ciò nonostante il Punto di Contatto Nazionale dell’OSCE, unitamente alla dichiarazione finale di chiusura del procedimento, ha pubblicato alcune Raccomandazioni. In particolare, ha raccomandato a RINA di:
- fare un gesto concreto umanitario e di dimostrazione di empatia e cordoglio per le vittime e le loro famiglie;
- intraprendere procedure di due diligence basate sul rischio di violazione dei diritti umani quando opera in paesi, o in settori, come quello tessile, che presentano tali rischi;
- farsi parte proattiva nel miglioramento concreto dei processi di certificazione SAI e SAAS, soprattutto con riferimento al settore tessile.
Il Punto di Contatto Nazionale si è anche raccomandato di inviare un aggiornamento sulle attività svolte a partire da queste Raccomandazioni a Dicembre del 2021. Il 3 marzo 2021 abbiamo dunque scritto a RINA, per sapere se e in che modo avesse intrapreso a dar seguito alle Raccomandazioni del PCN. Abbiamo fatto ciò anche in osservanza alle Raccomandazioni stesse, che contenevano un invito a cooperare con RINA per la loro implementazione e a tenerci reciprocamente aggiornati.
Tuttavia, non abbiamo ricevuto risposta. Ci vediamo perciò costretti a rendere nota questa situazione pubblicando questo appello, che speriamo ci aiuterà ad ottenere un riscontro da parte della società RINA SPA, anche alla luce del prossimo appuntamento con il PCN a dicembre 2021, al quale peraltro, considerato il tempo e l’attenzione che lo stesso PCN hanno dedicato alla nostra procedura, non è nostra intenzione arrivare impreparati o a mani vuote.
Con questa lettera aperta chiediamo dunque che RINA ci risponda, informandoci con trasparenza e responsabilità se intende comunque dare seguito alle Raccomandazioni del PCN, e se sì, in quale modo. Pensiamo che, dopo tutti questi anni di lavoro ma soprattutto di utilizzo di risorse pubbliche nella procedura con il PCN dell’OSCE, una risposta ci sia dovuta