Dieci anni dal crollo del Rana Plaza: a che punto sono le condizioni di lavoro in Bangladesh?

Quest'anno ricorrono i dieci anni dal crollo del Rana Plaza, avvenuto il 24 aprile 2013, in cui persero la vita 1.138 persone. I lavoratori e le lavoratrici delle cinque fabbriche di abbigliamento presenti nell'edificio sapevano che la struttura non era sicura, visto che erano stati evacuati il giorno prima. Ma sotto la minaccia di perdere un mese di salario e senza avere un sindacato che li rappresentasse, sono stati costretti a entrare. Molte questioni che hanno contribuito a questo disastro evitabile, come la povertà dei salari e la repressione del diritto di organizzarsi rimangono irrisolte. Solo nel campo della sicurezza nelle fabbriche, dove sindacati e marchi si sono uniti in un programma vincolante, i progressi sono stati notevoli e duraturi.

Cosa è successo dal 2013?

Sicurezza in fabbrica: Dal 2013 la sicurezza in Bangladesh è migliorata notevolmente, grazie all'Accordo internazionale per la salute e la sicurezza nell'industria tessile e dell'abbigliamento. L'Accordo ha avuto successo perché è legalmente applicabile, dà potere ai sindacati e ha al centro ispezioni indipendenti, formazione dei lavoratori e un meccanismo di reclamo.

Salari: Dal crollo del Rana Plaza, il salario minimo nel settore tessile in Bangladesh viene rivisto ogni cinque anni. Cinque anni fa il salario era stato fissato a 8.000 BDT (circa 75 USD), pari solo alla metà della richiesta unitaria dei lavoratori. Questo salario, che nel 2018 equivaleva a un salario di povertà, è ancora in vigore, nonostante l'inflazione e le diffuse proteste dei lavoratori.

Libertà di associazione: Nonostante un picco iniziale della nascita di nuovi sindacati nei primi anni dopo il crollo, la libertà di associazione è stata nuovamente sottoposta a forti pressioni, culminate in due massicce repressioni delle proteste salariali nel 2016-2017 e nel 2018-2019. Anche ora la libertà di associazione rimane a rischio.

Risarcimento in caso di infortunio sul lavoro: I sopravvissuti e le famiglie colpite dal disastro del Rana Plaza sono stati risarciti per la perdita di reddito e le spese mediche secondo gli standard dell'ILO. I fondi sono stati forniti dai marchi solo dopo due anni di intense campagne e non tutti i marchi che si rifornivano dalle fabbriche del Rana Plaza hanno pagato. Gli importi ricevuti dai lavoratori sono stati relativamente bassi, perché il risarcimento per la perdita di reddito si basava sui bassi livelli salariali del Bangladesh e non sono stati risarciti per il dolore e la sofferenza.

Cosa deve succedere ora?

Sicurezza nelle fabbriche: L'attuale mandato biennale dell'Accordo internazionale scadrà nell'ottobre 2023 e dovrà essere sostituito da un nuovo accordo con garanzie altrettanto forti. Sarà necessario il sostegno di tutti i 192 marchi che hanno firmato l'accordo e di quelli che non l'hanno firmato, come Levi's e IKEA.

Salari: Con l'imminente revisione del salario minimo, i sindacati chiedono che il processo includa un rappresentante sindacale che rappresenti i lavoratori tessili. Inoltre, i sindacati chiedono di triplicare l'attuale salario minimo, cosa che i marchi di abbigliamento che si riforniscono dalle fabbriche del Bangladesh potrebbero facilmente assicurare aumentando i prezzi di acquisto attualmente troppo bassi.

Libertà di associazione: Il governo del Bangladesh dovrebbe rivedere il diritto del lavoro per eliminare gli ostacoli alla registrazione dei sindacati. Il governo, i proprietari delle fabbriche e i marchi dovrebbero creare insieme un ambiente favorevole all'attività sindacale e alla contrattazione collettiva, che attualmente non esiste.

Risarcimento in caso di infortunio sul lavoro: La legislazione in Bangladesh e a livello globale dovrebbe cambiare in modo che tutti i sopravvissuti e le famiglie colpite possano accedere al risarcimento senza campagne o strutture ad hoc, nonché al risarcimento per il dolore e la sofferenza senza dover ricorrere al tribunale. L'attuale schema pilota per gli infortuni sul lavoro dovrebbe diventare legge e coprire anche tutti coloro che sono stati coinvolti in incidenti in fabbrica dal 2013.

cosa puoi fare tu

Dopo il Rana Plaza, decine di marchi hanno firmato l'Accordo vincolante per l'attuazione di un programma di sicurezza che ha impedito il ripetersi di disastri come quello. L'Accordo ha reso i luoghi di lavoro più sicuri per 2,5 milioni di lavoratori e lavoratrici attraverso la ristrutturazione delle fabbriche e i programmi di formazione. Oltre 40 tra i più grandi marchi della moda lo hanno sottoscritto: tra loro ASOS, H&M, Primark e Zara

12 marchi invece hanno deciso di anteporre i propri profitti alla vita dei lavoratori in Bangladesh e Pakistan, non firmando l'Accordo: Amazon, ASDA, Columbia Sportswear, Decathlon, Ikea, JC Penney, Kontoor Brands (Wrangler, Lee e Rock & Republic), Levi's, Target, Tom Tailor, URBN (Urban Outfitters, Anthropologie, Free People) e Walmart.

Unitevi a noi per dire a questa sporca dozzina che quando è troppo è troppo. Il loro rifiuto di sostenere le ispezioni nelle fabbriche e i programmi per la sicurezza dei lavoratori non è accettabile

A 10 anni dal crollo del #RanaPlaza, questa "sporca dozzina" di marchi ancora non ha firmato l'Accordo che ha reso più sicure le fabbriche in Bangadesh, anteponendo i profitti alla vita delle lavoratrici. Firma la petizione ora: www.eko.org/Rana-Plaza #SigntheAccord

Il 20 Aprile a Roma, presso la Sala Di Vittorio in Corso d'Italia 25, si è tenuto l'evento "Mai più Rana Plaza" promosso in collaborazione con CGIL, CISL e UIL.

Fabbriche sicure ovunque nel mondo, dal Bangladesh all’Italia
Per capire cosa è cambiato a dieci anni dall’incendio e crollo dello stabilimento tessile Rana Plaza, indagare l’efficacia dell’Accordo Internazionale e insistere sulla centralità di investire sulla salute e sulla sicurezza nella catena di forniture globali e in Italia, quindi sugli strumenti per garantirla a livello nazionale e internazionale

MODERA
✅ LUCA LIVERANI, Giornalista Avvenire

RANA PLAZA +10 E L’ACCORDO INTERNAZIONALE: BILANCIO, RISULTATI E SFIDE
✅ REPON CHOWDHURY, Segretario Generale del Congresso del sindacato libero del Bangladesh (BFTUC) - in collegamento
✅ DEBORAH LUCCHETTI, Coordinatrice Campagna Abiti Puliti

LA SALUTE E SICUREZZA IN ITALIA
✅ GIULIO ROMANI, Segretario Confederale CISL
✅ IVANA VERONESE, Segretaria Confederale UIL
✅ GIANNI ROSAS, Direttore Ufficio OIL Italia e San Marino
✅ MICHELE MONTEMAGNO*, Punto di Contatto Nazionale
✅ PAOLO PENNESI, Direttore Generale Ispettorato Nazionale del Lavoro

RIFLESSIONI E PROPOSTE CONCLUSIVE
✅ FRANCESCA RE DAVID, Segretaria Confederale CGIL

* In attesa di conferma