I giudici provenienti da tre diversi continenti sono arrivati alla conclusione che sono necessari passi avanti importanti da parte degli attori internazionali per affrontare la questione delle paghe da fame dei lavoratori del tessile. Hanno inoltre chiesto ai marchi committenti di “andare al di là delle buone intenzioni, riconoscendo e rendendo prioritario il rispetto dei diritti umani sul posto di lavoro a partire dalle loro politiche di determinazione dei prezzi e di acquisto”.
Il verdetto ha seguito due giorni di udienza in cui più di 200 lavoratori del tessile si sono riuniti per sottolineare la necessità ineludibile di un salario dignitoso nel settore. Sono state raccolte testimonianze sugli svenimenti di massa, sulle condizioni di vita nei sobborghi, sulla malnutrizione, sul debito, sui ripetuti contratti a breve termine e sulla revoca di 1000 dirigenti sindacali dopo uno sciopero di tutto il comparto.
Ha partecipato anche un numero di esperti del settore. Uno di loro ha rivelato che a causa della massiccia inflazione, i lavoratori del tessile cambogiani hanno registrato una perdita di salario reale del 14% negli ultimi 12 anni. La situazione sta diventando ingestibile.
Anche i marchi multinazionali Adidas e Puma hanno presentato prove in qualità di acquirenti. Entrambi stanno partecipando a programmi di ricerca per identificare quale potrebbe essere un “giusto salario” nel settore tessile e stanno considerando la possibilità di istituire “salari dignitosi”.
Gli organizzatori del Tribunale dell’Asia Floor Wage Alliance si sono detti preoccupati delle troppe parole fatte dai marchi e delle poche azioni concrete intraprese.
Una lavoratrice di 27 anni, mamma di un bambino di 2 anni, impiegata in una fabbrica di prodotti per Adidas ha detto: “Visto che le mie entrate non sono sufficienti a coprire i bisogni primari della mia famiglia, ho chiesto un prestito al proprietario. Gli devo 50 dollari al mese più 10 di interessi. Di solito sono in grado di pagargli solo i 10 di interessi e non inizio mai a restituirgli il prestito. Se mi ammalassi non avrei i soldi per le cure. Non so cosa potrebbe succedere se accadesse. Inoltre sono preoccupata di non avere soldi per mandare a scuola mio figlio.”
H&M e Gap si sono rifiutate di prendere parte alle udienze nonostante le testimonianze fossero concentrate in gran parte su violazioni avvenute presso i loro fornitori. I due marchi, infatti, sono i più grandi acquirenti del paese, in cima alla classifica dei buyer.
“Il tribunale ha riscontrato un abisso tra i discorsi delle imprese internazionali e la reale situazione presentata dai lavoratori” ha riferito Ms. Anannya Bhattacharjee, coordinatrice dell’ International Asia Floor Wage Alliance. “La questione salariale è un problema cruciale e bisogna affrontarlo come tale. Gli attori internazionali devono lavorare insieme e usare la proposta dell’Asia Floor Wage per combattere le paghe da fame del settore tessile”.
Il Dr. Jeroen Merk, della Clean Clothes Campaign ha chiesto che “ i consumatori in tutto il mondo continuino a porsi domande sui diritti dei lavoratori che producono i loro vestiti e che i più grandi buyer della Cambogia, come H&M e Gap, rispondano alla domanda sul perché ancora non paghino un salario digiusto ai lavoratori del tessile costretti alla povertà”.