La Campagna Abiti Puliti accoglie con favore l’accordo politico sulla direttiva sulla due diligence (dovuta diligenza) di sostenibilità delle imprese (CSDDD) raggiunto ieri da Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea.
“È una notizia importante che responsabilizza le imprese nei confronti delle proprie filiere e permette l’accesso alle misure di tutela per le vittime di abusi aziendali. La direttiva afferma con chiarezza che le imprese devono preoccuparsi per come agiscono nel mondo e affrontare gli abusi sistemici dei diritti umani e dell’ambiente nelle catene globali di produzione del valore. Ora disponiamo di un quadro europeo utile a migliorare l’accesso a diritti e giustizia ai lavoratori e alle lavoratrici del settore dell’abbigliamento e delle calzature di tutto il mondo” ha dichiarato Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti.
Tuttavia si tratta solo di un primo passo per cambiare il comportamento irresponsabile delle imprese e proteggere i titolari dei diritti a livello globale. Molti aspetti, che già avevamo segnalato, restano irrisolti e ancora molta strada c’è da fare: purtroppo le pressioni industriali hanno indebolito la legge nel suo complesso, ostacolando il necessario cambiamento “trasformativo” del modo in cui operano le società transnazionali.
Imprese coinvolte e obblighi prescritti
Il testo introduce obblighi di due diligence ambientale e dei diritti umani per le grandi imprese, imponendo alle aziende di identificare, gestire e rimediare a gravi violazioni dei diritti umani che riscontrano nelle loro filiere, in linea con gli standard internazionali delle Nazioni Unite, dell’OIL e dell’OCSE. Rispetto alla proposta iniziale è stato inserito un forte riferimento al cosiddetto stakeholder engagement (il coinvolgimento delle parti interessate da una determinata operazione o dal business nel suo complesso, compresi i sindacati) ed è un buon miglioramento.
Tuttavia il numero di aziende coinvolte direttamente da questi obblighi è limitato, poiché riguarda solo le imprese con almeno 500 dipendenti e un fatturato netto di 150 milioni di euro ed altre specificamente indicate. Inoltre, fra gli aspetti su cui esercitare la dovuta diligenza, non è stata inclusa la Convenzione sulla sicurezza e la salute sul lavoro e il relativo quadro promozionale: un aspetto molto grave, soprattutto per quei Paesi, tra cui anche l’Italia, caratterizzati da un insostenibile numero di morti sul lavoro.
Applicazione e diritti delle vittime
Il testo introduce anche sanzioni pecuniarie basate sul fatturato per le imprese che non rispettano i nuovi obblighi e istituisce una rete di autorità competenti negli Stati membri che potranno ricevere denunce e segnalazioni. Questa è una novità importante, poiché rappresenta l’occasione per introdurre finalmente anche in Italia una Autorità Nazionale che abbia il compito di vigilare sul rispetto dei diritti umani.
I lavoratori danneggiati potranno inoltre citare in giudizio un’azienda che non abbia applicato con la dovuta diligenza le misure di prevenzione. “Ciò apre nuove possibilità per le vittime, ma come si evolverà l’applicazione giurisdizionale di queste norme ancora non è prevedibile”. ha aggiunto Priscilla Robledo, coordinatrice delle attività di lobbying della Campagna Abiti Puliti. Fra i temi più controversi, infatti, c’è proprio il regime di responsabilità civile, oltre al ruolo del settore finanziario e la scarsità di obblighi in ambito climatico.
Il percorso futuro della direttiva
Una volta pubblicato il testo finale, sia il Consiglio dell’UE che il Parlamento europeo dovranno approvarlo formalmente nei prossimi mesi. L’accordo è stato raggiunto dopo un lungo negoziato politico tra il Parlamento europeo (guidato dalla relatrice Lara Wolters), il Consiglio UE (coordinato dalla presidenza spagnola), e la Commissione europea. Tuttavia, anche se i colegislatori dell’UE hanno raggiunto un compromesso politico, il testo finale che comporrà la CSDDD rimane in sospeso. Sono necessarie riunioni tecniche per perfezionare gli accordi e garantire che non vi siano lacune. Successivamente, il Consiglio, sotto la prossima presidenza belga, e in seguito il Parlamento europeo voteranno per approvare il testo finale, aprendo la strada all’attuazione della direttiva a livello nazionale.
La Campagna Abiti Puliti, insieme al network della Clean Clothes Campaign a livello internazionale e alle organizzazioni della rete Impresa2030 a livello nazionale, continuerà a monitorare questo processo perché si arrivi a un testo definitivo che garantisca pienamente i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici dell’abbigliamento.