In breve
- Con un voto storico, il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva sulla due diligence (dovuta diligenza) per la sostenibilità delle imprese (CSDDD), una legge che rappresenta un primo passo verso filiere di produzione attente agli impatti sui diritti umani e del lavoro e sull’ambiente e responsabili per eventuali violazioni.
- Il testo approvato dal Parlamento coprirà solo una piccola minoranza di aziende dell’UE.
- La legge prevede inoltre diverse opzioni di applicazione per gli Stati membri e vie di ricorso e risarcimento per le vittime. Tuttavia, la direttiva non supera gli ostacoli che le vittime incontrano nell’accesso alla giustizia nei tribunali europei.
- Una criticità importante consiste nell’esclusione dagli obblighi di due diligence delle attività post-consumo come lo smantellamento, il riciclaggio e la messa in discarica; una scelta anacronistica in una direttiva che mira a realizzare la cosiddetta giusta transizione.
- Il testo finale non include le fondamentali convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulla sicurezza e la salute sul lavoro, lasciando i lavoratori in condizioni pericolose e potenzialmente letali.
- La Campagna Abiti Puliti continuerà a sostenere la necessità di norme ambiziose durante il recepimento della legge da parte degli Stati membri.
In occasione dell’11° anniversario del crollo industriale del Rana Plaza, che causò la morte di 1138 lavoratori e lavoratrici e il ferimento di altre migliaia, il Parlamento europeo ha approvato con un voto storico la Direttiva sulla due diligence / dovuta diligenza per la sostenibilità delle imprese (CSDDD). Questa legge rappresenta un primo passo verso imprese attente agli impatti sui diritti umani e del lavoro e sull’ambiente e responsabili per eventuali violazioni lungo le catene di fornitura. L’Unione Europea è ora il più grande mercato globale che impone alle grandi imprese, che operano sia a livello nazionale che internazionale, l’obbligo di due diligence in materia di diritti umani e ambiente.
L’approvazione di questa normativa è un passo importante, tuttavia la direttiva approvata dal Parlamento è molto meno ambiziosa di quella concordata al termine dei negoziati di trilogo del dicembre 2023. In particolare, il testo approvato oggi dal Parlamento coprirà solo una minima parte delle aziende dell’UE, lascia fuori parti cruciali della catena del valore e contiene lacune significative per quanto riguarda i diritti dei lavoratori e i diritti delle vittime.
“Questa legge rappresenta un cambiamento molto significativo per il modo in cui le grandi aziende che operano nell’UE, compresi i marchi di moda e i distributori dovranno ora operare“, ha dichiarato Priscilla Robledo, coordinatrice delle attività di lobby e advocacy della Campagna Abiti Puliti. “Tuttavia, il suo impatto sarà purtroppo limitato, poiché molti operatori intermedi (ma comunque grandi) potranno sfuggire alle loro responsabilità e continuare a operare impunemente“, ha aggiunto.
È fondamentale che la legge preveda anche diverse vie di ricorso e risarcimento per le vittime, incluso un regime di responsabilità civile. Tuttavia, la direttiva non supera gli ostacoli che le vittime incontrano quando cercano di accedere alla giustizia nei tribunali europei. “Resta da vedere se nella pratica le vittime saranno in grado di utilizzare il meccanismo di responsabilità civile e se gli Stati membri decideranno di affrontare tali questioni durante la trasposizione del testo nel diritto nazionale“, secondo Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti.
Nella versione finale del testo viene anche ridotta la portata di applicazione della legge lungo l’intera catena del valore di un’azienda, escludendo le attività post-consumo come il riciclaggio, lo smantellamento e lo smaltimento in discarica. Continua Deborah Lucchetti, “questa esenzione non risponde alle richieste di coloro che chiedono una transizione giusta, che rispetti i lavoratori che già svolgono mansioni cruciali per il passaggio a un’economia circolare“.
Inoltre, nonostante gli sforzi per ampliare la gamma di strumenti internazionali inclusi nella legge, il testo finale non include ancora esplicitamente le convenzioni cruciali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sulla sicurezza e la salute sul lavoro. Questo metterà a rischio migliaia di persone che lavorano in condizioni pericolose con potenziali gravissime conseguenze per le loro vite, come ha dimostrato il disastro di Rana Plaza undici anni fa.
Nonostante i suoi difetti, la CSDDD segna un momento decisivo nella lotta per il riconoscimento dei diritti umani e dell’impatto ambientale delle attività aziendali e per la riduzione del danno che l’industria dell’abbigliamento arreca ai lavoratori e all’ambiente. La Campagna Abiti Puliti continuerà a sostenere la necessità di norme ambiziose durante il recepimento della legge da parte degli Stati membri.