Washington, Toronto, Amsterdam e Roma, 29 giugno – Oggi le federazioni sindacali globali Industriall e UNI annunciano l’accordo raggiunto con i marchi e i distributori per il rinnovo dell’Accordo per la prevenzione degli incendi e sulla sicurezza degli edifici. Ad oggi 13 marchi hanno firmato il nuovo accordo e altri 8 hanno assunto l’impegno di firmarlo, con molti altri che probabilmente seguiranno nelle prossime settimane.
Si tratta dell’innovativo Accordo sulla sicurezza fondato su impegni vincolanti e esecutivi per i marchi dell’abbigliamento al fine di garantire l’identificazione e la correzione dei rischi presso le loro fabbriche in Bangladesh. L’Accordo ha coordinato i lavori di ristrutturazione delle fabbriche coinvolte – dall’installazione delle porte antincendio al rinforzo di colonne strutturali pericolose – migliorando la sicurezza per milioni di lavoratori.
ll nuovo Accordo, che entrerà in vigore nel maggio del 2018 a scadenza dell’attuale, estende il programma per altri tre anni. Ciò comporta la prosecuzione di ispezioni robuste e indipendenti sulla sicurezza per garantire che i progressi raggiunti nel primo periodo siano mantenuti e che i proprietari delle fabbriche non tornino alle pratiche insicure del passato.
Il nuovo Accordo, come il primo, è siglato tra sindacati, marchi di abbigliamento e distributori e include, in qualità di “testimoni”, quattro organizzazioni non governative per i diritti del lavoro: la Clean Clothes Campaign, l’International Labor Rights Forum, il Maquila Solidarity Network e il Worker Rights Consortium.
Come dichiara Ineke Zeldenrust della Clean Clothes Campaign “Il rinnovo dell’Accordo garantisce la prosecuzione del programma più efficace per garantire la sicurezza nelle fabbriche nell’era contemporanea della produzione globale di abbigliamento. L’accordo ha già generato più di 100.000 miglioramenti documentati sulla sicurezza in più di 1.500 fabbriche di confezionamento che impiegano più di 2.5 milioni di lavoratori.”
“L’Accordo è l’antidoto ai sistemi volontari di ispezione che hanno fallito miseramente nel proteggere i lavoratori in Bangladesh e che hanno portato al crollo catastrofico del Rana Plaza” dichiara Scott Nova, Direttore Esecutivo del Workers Rights Consortium. “L’Accordo è un modello che sostituisce le promesse volontarie con impegni obbligatori, assicura severe conseguenze economiche per i fornitori che rifiutano di operare in sicurezza e richiede ai marchi committenti di assicurare che questi possano permettersi il costo dei lavori di ristrutturazione. Il rinnovo dell’Accordo testimonia l’efficacia di questo nuovo modello”
Judy Gearhart Direttore Esecutivo dell’ International Labor Rights Forum aggiunge: “chiediamo ai marchi e distributori che si riforniscono in Bangladesh di siglare il nuovo accordo. Crediamo che le imprese davvero responsabili lo faranno”
L’obiettivo dell’estensione è assicurare che i progressi raggiunti in questi anni siano mantenuti e che i lavoratori di nuove fabbriche siano ricondotti entro il contesto protettivo dell’Accordo, in funzione dei fornitori che i marchi e i distributori firmatari inseriranno nella loro filiera produttiva. Il nuovo Accordo mira anche a sostenere miglioramenti al regime pubblico di regolamentazione del Bangladesh.
Scopo del nuovo Accordo per ulteriori 3 anni non è concedere altro tempo per completare le misure richieste alle imprese attualmente coinvolte nei piani di risanamento. Tutte le imprese attualmente coinvolte dall’Accordo devono infatti completare i piani di azione correttivi entro le scadenze previste e non oltre maggio del 2018. L’ispettorato istituito dall’Accordo garantirà il rispetto di queste scadenze.
Per i lavoratori il nuovo Accordo presenta notevoli miglioramenti rispetto all’originale, incluso un mandato a pagare trattamenti di fine rapporto per le fabbriche che chiudono o si trasferiscono per ragioni di sicurezza, protezione per i rappresentanti sindacali che fronteggiano rappresaglie da parte del proprio datore di lavoro quando richiedono maggiore sicurezza e miglioramenti del meccanismo di risoluzione delle controversie, che vincola i marchi al rispetto dei loro impegni.
Secondo Gearhart: “Il nuovo Accordo non contiene tutti i miglioramenti che i sindacati e le ONG avrebbero voluto, ma mantiene tutti gli elementi critici dell’originale e aggiunge nuove preziose disposizioni“.
Il nuovo Accordo apre anche ad una possibile espansione negoziata del suo scopo, per includere fabbriche che fanno prodotti collegati come tessuti per la casa e calzature, filati e stoffa. Tali fabbriche sono oggi al di fuori del perimetro dell’attuale Accordo, lasciando i lavoratori senza protezione. “Accogliamo con favore il linguaggio nel nuovo accordo che consente potenziali negoziati per includere fabbriche fuori dall’attuale ambito dell’accordo“, ha dichiarato Deborah Lucchetti portavoce della Campagna Abiti Puliti (sezione italiana della Clean Clothes Campaign).
Afferma Lynda Yanz, direttore esecutivo della rete di solidarietà di Maquila, “L’Accordo non ha ancora raggiunto tutti i suoi obiettivi ma si è già distinto per il grande avanzamento rispetto a tutte le iniziative che l’hanno preceduto. L’accordo è stato indubbiamente impegnativo da mettere in atto ed ha incontrato molti ostacoli, con i lavori di ristrutturazione molto in ritardo rispetto al programma. Tuttavia i progressi realizzati sono reali e implicano decine di migliaia di miglioramenti alla sicurezza documentati che hanno ridotto i rischi per milioni di lavoratori “.
Aggiunge ancora Nova “Per quanto riguarda i diritti del lavoro nelle catene di approvvigionamento, la retorica spesso sostituisce l’azione e il tipo di progresso concreto e oggettivamente misurabile per i lavoratori che l’Accordo ha prodotto è ancora poco diffuso. Ecco perché era vitale rinnovarlo”
Il testo del nuovo Accordo
http://bangladeshaccord.org/wp-content/uploads/2018-Accord-full-text.pdf
L’annuncio delle Federazioni sindacali globali
http://www.industriall-union.org/leading-fashion-brands-join-with-unions-to-sign-new-bangladesh-accord-on-fire-and-building-safety.