Dopo anni di intense campagne e pressioni, il marchio statunitense ha finalmente firmato un accordo vincolante per garantire la sicurezza delle persone impiegate nelle fabbriche che producono i suoi jeans in Pakistan. Clean Clothes Campaign accoglie con favore la decisione e ringrazia sindacati e attivisti che hanno collaborato per ottenere il risultato.
Levi’s ha firmato l’International Accord sulla salute e sicurezza nell’industria tessile e dell’abbigliamento, un accordo legalmente vincolante tra marchi e sindacati nato in seguito al tragico crollo dell’edificio Rana Plaza in Bangladesh nel 2013. L’Accordo garantisce che le fabbriche fornitrici dei marchi di abbigliamento che hanno firmato il patto vengano ispezionate e che i rischi per la sicurezza identificati vengano risanati. Dal 2023, l’Accordo ha avviato un programma nazionale in Pakistan, e si prevede che nei prossimi anni verranno lanciati ulteriori programmi in altri paesi. Le ispezioni dell’Accordo, il rigoroso programma di risanamento, un meccanismo di denuncia e le formazioni per i lavoratori e le lavoratrici garantiranno che le fabbriche in cui Levi’s produce saranno rese sicure.
Anni di campagne contro Levi’s
Per molti anni, Levi’s è stata oggetto di forti campagne da parte dei sindacati in Bangladesh e Pakistan, nonché di organizzazioni sindacali e per i diritti dei lavoratori in tutto il mondo. La morte di quattro operai in una fabbrica fornitrice di Levi’s nel 2022 ha smascherato le affermazioni dell’azienda, che sosteneva che i suoi sistemi di monitoraggio fossero sufficienti a proteggere i lavoratori. Diversi rapporti e appelli pubblici da parte di Clean Clothes Campaign hanno dimostrato come il marchio si stesse avvantaggiando del lavoro di altre aziende, senza assumersi la responsabilità verso i propri operai. Azioni nei negozi, campagne online e offline e una petizione pubblica, che ha raccolto quasi 70.000 firme, hanno costantemente ricordato al marchio negli ultimi anni la necessità di unirsi allo sforzo collettivo che ha coinvolto oltre 240 aziende per migliorare la sicurezza nelle fabbriche.
L’incidente che ha sollecitato Levi’s
L’urgenza per un grande marchio come Levi’s di firmare questo programma e i veri costi per i marchi che tardano a prendere provvedimenti sono stati ancora una volta messi in evidenza dalla tragica morte di un lavoratore a causa di un’esplosione nella fabbrica fornitrice di Levi’s, Combined Fabrics, in Pakistan, avvenuta lunedì. Altri quattro lavoratori sono rimasti feriti. Il settore tessile in Pakistan è tristemente noto per la sua pericolosità, e il programma per il Pakistan dell’International Accord può coprire tutti i lavoratori e le fabbriche solo con il supporto di tutti i principali marchi che qui si riforniscono. Ma molti grandi marchi continuano a rifiutarsi di firmare l’accordo, come Nike, Amazon, Decathlon e IKEA. Per questo la Clean Clothes Campaign continuerà a fare pressione su queste aziende affinché firmino l’accordo.
Un appello urgente agli altri marchi
Zehra Khan, segretaria generale della Home-Based Women Workers Federation in Pakistan, ha dichiarato: «Siamo felici che Levi’s abbia finalmente ascoltato le voci dei lavoratori e degli attivisti di tutto il mondo che chiedono all’azienda di assumersi la responsabilità della sicurezza dei propri lavoratori. Ma i nostri pensieri vanno anche alle persone che sono morte, sono state ferite o hanno temuto per la propria vita mentre Levi’s si rifiutava ancora di aderire all’Accordo, incluso l’incidente mortale di questa settimana. Altri marchi dovrebbero imparare da questo: non c’è tempo da perdere, firmate l’Accordo ora e assicuratevi che le vostre fabbriche fornitrici non sicure in Pakistan siano ispezionate e messe in sicurezza».
Workers United soddisfatto per l’accordo
Edgar Romney, segretario-tesoriere di Workers United-SEIU, un sindacato che rappresenta i lavoratori di Levi’s e che ha condotto una campagna intensa per anni affinché il marchio firmasse questo accordo, fianco a fianco con le organizzazioni della rete Clean Clothes Campaign, ha dichiarato: «Workers United plaude la decisione di Levi’s di aderire a questo programma salvavita. Per troppo tempo, i lavoratori in Pakistan che producono articoli per Levi’s hanno rischiato la vita semplicemente andando a lavorare. D’ora in avanti, questi lavoratori godranno di protezioni fondamentali per la loro sicurezza e i loro sindacati potranno svolgere un ruolo centrale con le ispezioni nel processo di risanamento delle fabbriche. È importante sottolineare che l’Accordo protegge anche il diritto dei lavoratori alla libertà di associazione in materia di salute e sicurezza, permettendo ai lavoratori di denunciare i pericoli senza timore di ritorsioni. Ci congratuliamo con l’azienda per aver dimostrato l’impegno a rendere sicure le sue fabbriche fornitrici in Pakistan e la invitiamo a fare lo stesso in Bangladesh».
Ora manca la firma in Bangladesh
Deborah Lucchetti coordinatrice della Campagna Abiti Puliti ha dichiarato: «La firma di Levi’s è un passo avanti importante verso la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Tuttavia, è fondamentale che ora l’azienda sottoscriva anche l’Accordo per il Bangladesh, abbandonando Nirapon, un’iniziativa guidata dall’industria e quindi poco trasparente».