AGGIORNAMENTO DEL 30/01/2025
  1. Montblanc ha ritirato il ricorso che aveva presentato al Tribunale Civile di Firenze per richiedergli di emettere nei confronti del sindacato Sudd Cobas un “daspo antisindacale”: il divieto a manifestare nel raggio di 500 metri dalla propria boutique.
  2. La notizia è arrivata a poche ore dalla pubblicazione dell’Appello Internazionale a difesa del diritto di sciopero. Un primo risultato importante della campagna di solidarietà sostenuta già da tantissime organizzazioni, reti e persone.
  3. Davanti a noi abbiamo ancora due obiettivi fondamentali: Montblanc continua a rifiutarsi di sedere a un tavolo negoziale con chi rappresenta i lavoratori della sua filiera per trovare una soluzione per operai rimasti senza lavoro, e non ha ancora ritirato la querela penale nei confronti del sindacato.

In Italia lavoratori delle fabbriche cinesi di Prato (Toscana), hanno lottato con successo per ottenere orari di lavoro equi.

Poco dopo la loro vittoria, il gruppo svizzero di moda Richemont, produttore di borse di lusso nella regione, ha trasferito la produzione e i lavoratori hanno perso il lavoro.

In risposta i lavoratori, insieme al sindacato dei SUDD Cobas, hanno intrapreso diverse azioni attirando l’attenzione di molti media. Ora il sindacato affronta un’ingiunzione da parte di Montblanc (gruppo Richemont), cercando di impedire ai SUDD Cobas di intraprendere ulteriori azioni davanti ai negozi Montblanc.

Questo rappresenta un attacco senza precedenti ai principi di libertà di associazione e di manifestazione. Esprimiamo la nostra solidarietà al sindacato SUDD Cobas e sosteniamo questo appello.

daspo antisindacali

Appello alla solidarietà internazionale

Scioperare è un diritto.
No ai daspo antisindacali. No al bavaglio per i lavoratori della filiera Montblanc

Il settore del lusso è sempre più spesso sotto i riflettori per le numerose violazioni dei diritti umani che caratterizzano la filiera. Il cosiddetto made in Italy è un concetto solo teorico che spesso nasconde produzioni ottenute in Paesi dove non sono rispettati i diritti fondamentali oppure in Italia, dove nelle pieghe oscure del sub-appalto lavoratori spesso immigrati lavorano senza diritti e per salari da fame.

Il caso dei lavoratori della filiera Montblanc licenziati dopo essersi iscritti al sindacato è un esempio plastico.

Vogliamo esprimere la nostra preoccupazione e indignazione in merito al daspo antisindacale richiesto dal brand Montblanc nei confronti del sindacato SUDD Cobas. Montblanc chiede al Tribunale Civile di vietare al sindacato manifestazioni nel raggio di 500 metri dalla boutique di Firenze, pena multe da 5.000 euro l’una.

L’idea stessa di impedire ogni forma di protesta operaia nel raggio di 500 metri dalle vetrine del brand non ha precedenti e minaccia alle fondamenta la libertà di manifestazione e le libertà sindacali. Si tratterebbe di un divieto senza precedenti nella storia della Repubblica italiana, che messo accanto al DDL 1660 in discussione in parlamento, con cui il governo Meloni vuole rendere reato i picchetti davanti ai cancelli delle aziende, compone un quadro gravissimo e preoccupante.

Con questo appello di solidarietà chiediamo alla Montblanc di rispettare la libertà di associazione e di manifestazione e di abbandonare immediatamente tutte le azioni legali contro il sindacato SUDD Cobas.

Al sindacato SUDD Cobas e a lavoratori e lavoratrici della Z Production e della Eurotaglio, rispettivamente fornitore e sub-fornitore per il brand Montblanc, va la nostra solidarietà. La loro lotta ha avuto il merito di fare emergere una realtà inaccettabile: turni massacranti tra le 12 e le 14 ore per 6 giorni alla settimana, e salari che non superavano i tre euro l’ora, per produrre borse vendute a migliaia di euro l’una. Per loro, dopo aver ottenuto l’applicazione del CCNL e turni di otto ore per cinque giorni la settimana, è arrivata la cancellazione delle commesse e il conseguente licenziamento.

Presumibilmente la produzione è stata delocalizzata, cosa che il sindacato ha denunciato fin dal primo momento e che è stata documentata dal video-docInside Italy’s Designer Sweatshop prodotto da Al Jazeera. Si presume delocalizzazione in loco: un trasferimento di commesse a pochi chilometri che però ha riportato le stesse condizioni di sfruttamento contro cui il sindacato si era battuto alla Z Production e alla Eurotaglio.

Il fatto stesso che Montblanc richieda una tale misura antisindacale con l’azione ingiuntiva rappresenta un fatto preoccupante per lo stato di salute della democrazia in Italia, ed è grave di per sé: non possiamo rimanere in silenzio mentre aziende multinazionali e fondi finanziari tentano di intervenire sempre più direttamente nella vita politica e sociale, imponendo provvedimenti, scelte e direzioni per affermare interessi privati contro l’interesse pubblico e collettivo, e contro la democrazia stessa.

L’idea di città e spazio pubblico proposta da Montblanc e Richemont (il fondo finanziario plurimiliardario proprietario del brand) deve essere respinta: non possiamo accettare un’idea di città in cui agli operai sia proibito manifestare lì dove le merci che producono sono messe in vetrina, un’idea di città in cui una multinazionale possa ottenere la limitazione della libertà di espressione di pezzi della società considerati scomodi, perché vogliono attraversare quegli spazi pubblici con un fine non improntato al consumo e all’interesse privato.

Per aderire all’appello scrivi a montblancappeal@gmail.com indicando nome, cognome, organizzazione o adesione individuale.

Primi firmatari

ITALIA
  • ADL Cobas
  • Altraqualità
  • Associazione 11 Agosto
  • Associazione Via Milano 59, Brescia
  • Campagna Abiti Puliti
  • CAU – Collettivi Autorganizzati Universitari
  • Centro Nuovo Modello di Sviluppo
  • Collettivo di Fabbrica ex-GKN
  • Collettivo K1, Liceo Machiavelli Capponi di Firenze
  • CUB Firenze
  • CSA nEXt Emerson, Firenze
  • Ecologia Politica Network
  • Ex Opg “Je so’ pazzo”
  • Equo Garantito
  • FAIR
  • Firenze Città Aperta
  • Fondazione Finanza Etica
  • FuoriBinario, giornale dei senza dimora
  • Laboratorio politico per Unaltracittà, Firenze
  • Movimento Consumatori
  • Movimento Migranti e Rifugiati Napoli
  • Non Una di Meno, Empoli
  • OEW Organizzazione per Un mondo solidale
  • Potere al Popolo
  • RSU SialCobas Piaggio e Ceva
  • Settembre Rosso
  • Studenti Autorganizzati Campani
  • Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo
  • Un Tetto sulla Testa APS
INDIVIDUI
  • Marco Antonelli, Scuola Normale Superiore
  • Viviana Asara, Università di Ferrara
  • Simona Baldanzi, scrittrice
  • Antonella Bundu, Sinistra Progetto Comune
  • Stefania Barca, Universita de de Santiago de Compostela
  • Filippo Barbera, Università di Torino
  • Maura Benegiamo, Università di Pisa
  • Andrea Bottalico, Università degli studi di Napoli Federico II
  • Stefano Boni, docente universitario
  • Andrea Bottalico, Università degli studi di Napoli Federico II
  • Fabio Bracci, sociologo
  • Massimo Bressan, antropologo IRIS Ricerche
  • Massimo Carlotto, scrittore
  • Antonella Ceccagno, Università di Bologna
  • Giuliana Commisso, Università degli Studi della Calabria
  • Stefano Gallo, CNR- Istituto di Studi sul Mediterraneo
  • Roberto Budini Gattai, architetto
  • Paola Imperatore, Università di Pisa
  • Emanuele Leonardi, Università di Bologna
  • Cristiano Lucchi, direttore Fuori Binario
  • Vincenzo Maccarrone, Scuola Normale Superiore
  • Tomaso Montanari, Rettore Università per Stranieri di Siena
  • Sandro Mezzadra, Università di Bologna
  • Annalisa Murgia, Università di Milano
  • Dmitrij Palagi, consigliere comunale Firenze
  • David Parri, scrittore
  • Michele Passione, avvocato
  • Domenico Perrotta, Università di Bergamo
  • Matteo Puttilli, docente universitario
  • Christian Raimo, scrittore e insegnante
  • Marco Ravasio, Università degli Studi di Padova e Ca’ Foscari Venezia
  • Vincenzo Russo, prete
  • Devi Sacchetto, sociologo
  • Virginia Salerno, Università degli Studi di Padova e Ca’ Foscari di Venezia
  • Helmut Szeliga, sacerdote di Prato
  • Massimo Torelli, Comitato Salviamo Firenze
  • Sabrina Tosi Cambini, Università di Parma
  • Lorenzo Zamponi, Scuola Normale Superiore

 

INTERNAZIONALE
  • ActionAid, France
  • Asia Floor Wage Alliance (AFWA), Global
  • Association for action against violence and trafficking in human beings Open Gate, North Macedonia
  • Association for social, cultural and creative development ZORA, Bosnia and Herzegovina
  • Center for Policies, Initiatives and Research ”Platforma”, Moldova
  • Centre for the Politics of Emancipation, Serbia
  • Clean Clothes Campaign International Office
  • Collectif Ethique sur l’Etiquette, France
  • Labour Behind The Label, United Kingdom
  • Maquila Solidarity Network, Canada
  • National Trade Union Federation, Pakistan
  • NaZemi, Czechia
  • Novi Sindikat, Croatia
  • ROZA Association for Women’s Labor Rights, Serbia
  • Schone Kleren Campagne, the Netherlands
  • Temiz Giysi Kampanyası, Turkey
  • War on Wanted, United Kingdom

[L’elenco aggiornato dei firmatari è consultabile sul sito dei SUDD Cobas].