Una coalizione di sette organizzazioni non governative ha presentato oggi, venerdì 18 aprile, un reclamo formale al Mediatore europeo, denunciando il processo opaco, affrettato e privo di trasparenza con cui la Commissione europea ha elaborato la proposta Omnibus. Secondo le ONG, il provvedimento mira a smantellare in modo sostanziale le normative dell’UE in materia di sostenibilità ambientale e di diritti umani recentemente approvate, cioè  la Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD), la Direttiva sulla due diligence delle imprese (CSDDD) e il Regolamento sulla tassonomia dell’Unione Europea.

Le organizzazioni — Clean Clothes Campaign, ClientEarth, Anti-Slavery International, European Coalition for Corporate Justice, Friends of the Earth Europe, Global Witness, Notre Affaire À Tous e Transport & Environment — denunciano che l’intero processo sia stato gravemente compromesso, permettendo a una ristretta cerchia di interessi industriali, in particolare legati al settore petrolifero e del gas, di influenzare in modo sproporzionato l’agenda politica europea.

In una dichiarazione congiunta, le ONG affermano:

«Contestiamo lo smantellamento rapido di tre pilastri fondamentali del Green Deal europeonorme pensate per mitigare l’impatto ambientale e sociale del commercio globale – attraverso un processo che ha completamente ignorato i diritti delle persone e dell’ambiente».

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Proteste del 2023 contro un precedente tentativo di indebolire la CSDDD

Più nello specifico, le ONG accusano la Commissione di:

  • non aver raccolto adeguatamente prove né valutato gli impatti ambientali e sociali delle modifiche alle normative societarie pensate per tutelare i cittadini dell’UE e dei Paesi terzi
  • aver aggirato ampie consultazioni pubbliche, privilegiando invece incontri a porte chiuse dominati dagli interessi dell’industria petrolifera e del gas (i cui contenuti sono emersi solo tramite fughe di notizie alla stampa)
  • non aver verificato se la proposta sia in linea con l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE – in violazione degli obblighi previsti dalla legge europea sul clima
  • oltre a minare i valori democratici e gli obiettivi ambientali dell’Unione, il pacchetto Omnibus rischia anche di compromettere la stabilità economica e la competitività dell’UE, che paradossalmente dovrebbe invece rafforzare
  • La coalizione ha aggiunto: «Questa cosiddetta semplificazione non migliora affatto la competitività: la Commissione europea sta ignorando sia le evidenze che la scienza»

«Normative forti in materia di sostenibilità come la CSDDD e la CSRD rappresentano un vantaggio competitivo per l’Europa in un mercato globale in cui consumatori e investitori chiedono sempre più responsabilità alle imprese. Le promesse vaghe delle aziende non stanno portando il cambiamento necessario. Indebolire le regole ambientali e sui diritti umani è un passo nella direzione sbagliata».

Le ONG chiedono ora al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE di respingere fermamente la proposta Omnibus.

Cosa sta succedendo in Italia?

Il dibattito sul rafforzamento delle normative ambientali e sociali prosegue anche in Italia dove Campagna Abiti Puliti e Impresa2030 stanno facendo pressione sul governo e sulle istituzioni per garantire che gli impegni europei vengano correttamente recepiti nel contesto nazionale. A tal fine, martedì 15 aprile 2025, Priscilla Robledo, Responsabile lobbying e advocacy per la Campagna Abiti Puliti, insieme a Margherita Romanelli, Co-Portavoce della Campagna Impresa2030, ha partecipato all’audizione presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della Camera dei Deputati.

L’audizione si è concentrata proprio sulla Direttiva 2024/1760 sul Dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CS3D), che è attualmente in fase di recepimento in Italia. La Direttiva, approvata lo scorso luglio a livello europeo, rappresenta un passaggio cruciale nel rafforzare la responsabilità delle imprese multinazionali lungo l’intera catena di fornitura, imponendo obblighi rigorosi di monitoraggio dei diritti umani e degli impatti ambientali, con sanzioni in caso di inadempimento. Questo stesso tipo di normativa, che mira a rendere le imprese responsabili, è il fulcro della critica al processo Omnibus, il quale rischia di indebolire le leggi di sostenibilità e di diligenza.