Martedì 15 aprile 2025 Priscilla Robledo, Responsabile lobbying e advocacy per la Campagna Abiti Puliti, insieme a Margherita Romanelli, Co-Portavoce della Campagna Impresa2030, ha partecipato all’audizione presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della Camera dei Deputati.

L’attenzione si è concentrata sulla Direttiva 2024/1760 sul Dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CS3D), approvata lo scorso luglio e in fase di recepimento anche in Italia. La direttiva rappresenta un passaggio cruciale nel rafforzare la responsabilità delle imprese multinazionali lungo l’intera catena di fornitura, prevedendo:

  • l’obbligo di controllare il rispetto dei diritti umani,
  • la prevenzione e il rimedio delle violazioni,
  • la responsabilità civile in caso di inadempienza.

Tra i diritti umani da garantire figurano il divieto di lavoro minorile, forzato e sotto tratta, il contrasto alle discriminazioni (di genere, casta, religione o origine), la tutela delle popolazioni indigene e i diritti fondamentali dei lavoratori, come la libertà sindacale, salari dignitosi e condizioni di sicurezza sul lavoro. La direttiva impone inoltre il monitoraggio degli impatti ambientali e l’adozione di piani credibili per la transizione climatica.

Un’occasione importante per portare all’attenzione del dibattito politico nazionale il contesto legislativo europeo legato al pacchetto Omnibus, un iter che rischia di trasformarsi in una deregolamentazione piuttosto che in una semplificazione. Un processo che oggi si concentra principalmente a Bruxelles, ma che necessita di essere condiviso e discusso anche a livello degli Stati Membri.

Purtroppo l’UE si sta muovendo davvero molto rapidamente su questo dossier. Ieri, mercoledì 16 aprile, è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la Direttiva 2025/794, la prima delle misure Omnibus, la cd. Stop che clock, che posticipa l’entrata in vigore delle normative sulla sostenibilità aziendale a partire da oggi, giovedì 17 aprile.

due diligence
24 aprile 2023 – Commemorazione a Strasburgo dell’11° anniversario del Rana Plaza

Due diligence – Testo integrale dell’audizione alla Camera

Insieme alla collega Romanelli, a nome delle campagne che rappresentiamo, ringraziamo la presidente Boldrini e gli altri membri del Comitato per avere accolto la nostra richiesta di audizione. Oggi rappresento FAIR, l’organizzazione che coordina la Campagna Abiti Puliti, una coalizione di otto organizzazioni della società civile per cui coordino l’attività di lobby e advocacy. La Campagna fa parte della rete internazionale Clean Clothes, promuove condotte responsabili di impresa nelle catene di fornitura del settore tessile in Italia e nel mondo e difende i diritti umani di lavoratrici e lavoratori, che sono circa 75 milioni nel mondo (l’1% della popolazione globale) di cui circa mezzo milione in Italia.

Controllo di filiera, responsabilità civile e monitoraggio degli impatti ambientali

Lo scopo del nostro intervento è richiamare la vostra attenzione sulla direttiva europea 2024/1760 sulla due diligence aziendale ai fini della sostenibilità, approvata lo scorso luglio e che anche il nostro paese deve recepire quindi alla quale bisogna lavorare nei prossimi mesi. La direttiva ha due elementi chiave: (1) introduce nei confronti delle imprese multinazionali, obblighi estesi a tutta la filiera di controllo del rispetto dei diritti umani e di prevenzione e rimedio alle violazioni riscontrate, e (2) rende le imprese responsabili civilmente in caso di mancato rispetto di tali obblighi. I diritti umani di cui tenere conto sono, ad esempio, la presenza di lavoro minorile, forzato e sotto tratta, di discriminazioni di genere, casta, religione o origine, l’adozione di tutele per le popolazioni indigene e diritti umani del lavoro fondamentali quali la presenza di sindacati, salari equi, sicurezza sul lavoro, ed altri. Infine la direttiva impone alle aziende di monitorare gli impatti ambientali delle proprie attività e adottare piani di transizione climatica. 

Per un’economia globale più equa e una transizione giusta

In sostanza opera una responsabilizzazione delle condotte di impresa, rappresentando la messa in pratica dei Principi Guida approvati dall’ONU nel 2011 su Impresa e Diritti Umani al fine di realizzare un’economia globale più equa e una transizione giusta, un obiettivo che non possiamo permetterci di trascurare, perché mentre il dibattito politico europeo si sta concentrando su riarmo, competitività e semplificazione, milioni di persone in Italia e nel mondo ancora vivono al di sotto della soglia di povertà e sono lasciate in balìa di disastri climatici non governati da chi ne ha il potere e il dovere. 

Noi lavoriamo da anni sulla due diligence e abbiamo partecipato a consultazioni pubbliche e numerosi incontri con stakeholder che hanno informato il processo di costruzione di questa normativa europea per oltre due anni. Lo scorso dicembre abbiamo pubblicato una serie di raccomandazioni utili ad un recepimento efficace della direttiva 1760, in un policy paper che allegheremo a corredo di questa audizione. 

Istituzione di un’autorità di controllo amministrativo

Ma oltre agli obblighi due diligence e alla responsabilità civile, ci preme in questa sede segnalare un elemento chiave di novità introdotto dalla direttiva: l’Autorità indipendente competente al controllo amministrativo, con poteri ispettivi e sanzionatori e coordinata da una rete europea delle Autorità di controllo. L’istituzione dell’Autorità di controllo è tema che merita particolare attenzione, dal momento che in Italia, nonostante le diverse proposte di legge presentate, una siffatta autorità indipendente ancora non esiste

Questa direttiva costituisce l’opportunità concreta di crearla, con un mandato istituzionale chiaro e competenze diversificate, con risorse finanziarie, personale e strumenti adeguati. Per la tipologia e la pluralità di competenze affini al mandato dell’Autorità di controllo prefigurata dalla Direttiva, abbiamo avanzato la proposta di considerare l’INL come Autorità idonea ad ospitare la creazione di una struttura ad hoc, naturalmente a fronte di un opportuno rafforzamento dell’organico e investimento di risorse. Nel nostro paper troverete un approfondimento in merito, con una serie di raccomandazioni e proposte per la sua attuazione.

Rana Plaza, una tragedia evitabile

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulla due diligence appena un anno fa, scegliendo simbolicamente il giorno dell’anniversario del crollo del Rana Plaza in Bangladesh nel 2013, dove persero la vita oltre mille operaie tessili e altrettante rimasero invalide e che ricorre proprio fra pochi giorni, il 24 aprile. Se ci fosse stata una norma internazionale sulla due diligence, quell’incidente avrebbe potuto essere forse evitato, o almeno avrebbe avuto conseguenze minori e risarcimenti adeguati. Invece quelle vittime e le loro famiglie non hanno ancora trovato piena giustizia perché le leggi nazionali e internazionali non riconoscevano che le aziende multinazionali della moda, clienti delle fabbriche del Rana Plaza, erano corresponsabili di quella tragedia. Ancora oggi è così. Le aziende multinazionali hanno un enorme impatto sui diritti umani di lavoratori e lavoratrici, ma soprattutto un enorme potere, che al momento continua ad agire indisturbato. 

Omnibus, una minaccia alla direttiva

Oggi, infatti, come dirà in dettaglio la collega Romanelli, la direttiva due diligence è già messa in discussione a Bruxelles. La Commissione l’ha inclusa in un pacchetto di semplificazione Omnibus che racchiude tre normative sulla sostenibilità approvate nella scorsa legislatura europea. La proposta è stata pubblicata in poche settimane, dopo una consultazione a porte chiuse e senza analisi o evidenze di efficacia e il suo contenuto vanifica completamente gli obiettivi della direttiva. Noi ci opponiamo al pacchetto Omnibus sia nel merito sia nel metodo adottato dalla Commissione, ma esso procede a passo spedito: la prima delle due misure, che posticiperebbe l’entrata in vigore delle normative, è già stata votata dal Parlamento europeo lo scorso 4 aprile.

Tutela dei diritti umani prima di tutto

Mettendo in discussione la bontà della direttiva due diligence e le altre norme sulla sostenibilità aziendale, l’Unione europea sta dicendo alle grandi aziende che violare i diritti umani è un modello di business accettabile. Nelle prossime settimane il Consiglio dell’Unione europea approverà il proprio testo, poi sarà la volta del Parlamento, e il rischio che Omnibus venga approvato senza modifiche sostanziali è molto alto. La direttiva due diligence è uno strumento legislativo fondamentale per la protezione dei diritti umani nel mondo. Vi chiediamo quindi di fare quanto in vostro potere per indirizzare al Governo italiano e, in particolare, al Ministero degli Affari Esteri, che attualmente siede in Consiglio unitamente alla Rappresentanza italiana, una raccomandazione di salvaguardia del contenuto della direttiva e del processo partecipato e approfondito che l’ha creata.